Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Se fossi stato Brunetta (il critico Giampiero Brunetta, non il ministro: il solo pensiero mi fa rabbrividire), nel "Dizionario dei registi mondiali" Umberto Lenzi ce lo avrei messo. Non voglio dire che sia stato un grandissimo regista, ma il suo posticino, magari al posto di Pieraccioni, se lo sarebbe meritato. Lo dimostra anche questo "Napoli violenta", che senza tanti fronzoli o grandi scene madri riporta in auge, stavolta proprio nel capoluogo della Campania, il commissario Betti. C'è qualche luogo comune - compreso il Gennarino di turno - ma l'insieme funziona piuttosto bene, raggiungendo il culmine in un inseguimento mozzafiato tra Merli e Zamuto sulla funicolare. Il regista e il suo sceneggiatore Vincenzo Mannino hanno il merito di non inserire inutili parentesi erotiche e sentimentali e di concentrarsi sull'azione e sulle indagini del commissario, che mettono in luce l'indistricabile viluppo che tiene insieme, in un unico progetto criminale, la bassa manovalanza disposta a sporcarsi le mani e gli alti papaveri, che spostano sempre di più i propri interessi dal contrabbando all'alta finanza. Le facce giuste del film (Zamuto, Alberti, Saxon, Sullivan, Odoardi, Ferrara) contribuiscono da par loro, insieme alla colonna sonora tarantellata di Franco Micalizzi (una delle migliori sentita nei film del genere), ad una riuscita finale più che discreta.
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