Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Insofferente alle regole imposte dalla legge, il commissario Giorgio Caneparo decide d'infiltrarsi negli ambienti della mala milanese per indagare (con metodi estremamente spicci) sull'omicidio del collega Del Buono. Ben presto scoprirà che le azioni criminali del boss Padulo nascondono in realtà misteriose trame eversive di apparati deviati dello stato. Una sceneggiatura piuttosto farraginosa e piena di buchi per un discreto poliziottesco che oggi assume particolare interesse per alcuni dettagli di tipo, diciamo così, sociologico, a cominciare dalla parlata di Caneparo nel gergo della malavita meneghina ("sei un dritto se baccagli il serpentino!"), per continuare con la semplificazione, perbenista e molto provinciale, del fenomeno hippy, banalizzato con la descrizione dei tossici che vivono in un edificio occupato, tra droghe, sesso promiscuo e sporcizia, per concludere infine con le implicazioni politiche della vicenda, decisamente figlie di un'epoca storica che stava lentamente uscendo dalla padella delle tentazioni golpiste per cadere direttamente nella brace della stagione di fuoco degli Anni di Piombo. Buono il cast, con un grintoso Luc Merenda (ottimamente doppiato da Michele Gammino) e un valido contorno che va da Richard Conte a Silvano Tranquilli, da Lia Tanzi alla bella Martine Brochard, nel ruolo più drammatico e struggente di tutti. Adeguata la colonna sonora dei fratelli De Angelis, professionale la regia di Sergio Martino, uno che, sia che si tratti di patata che di pallottole (giusto per citare i generi nei quali si è maggiormente cimentato), la pagnotta è sempre riuscito a portarla a casa con dignità. Tre stelle piene.
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