Regia di Sergio Martino vedi scheda film
All'epoca questo poliziottesco fu bollato da più parti di filofascismo, soprattutto per i metodi attribuiti al commissario Caneparo, che odia i comunisti e vede la contestazione come il fumo negli occhi. In realtà ci parla di un personaggio alla ispettore Callaghan, dalle maniere spicce ma che non guarda in faccia a nessuno. E se si segue la trama con attenzione si può individuare cosa ci fosse dietro all'attività criminosa del Padulo e delle sue aderenze in alto loco: l'obiettivo degli autori (Martino e Gastaldi) è far trapelare come fosse attiva in quel periodo, partendo proprio da Milano, teatro della strage del 12 dicembre 1969, la strategia della tensione, tendente ad instaurare in Italia un regime autoritario di destra. Caneparo è semmai un ingenuo, che crede di avere a che fare con qualche delinquente di strada e qualche ragazzotto che agiti la rivoluzione comunista al soldo del Cremlino: è un tradizionalista cui non piacciono le comuni e l'amore libero, ed è un poliziotto all'antica, che non esita ad infiltrarsi nella banda dei "cattivi" e ad usare i loro stessi metodi al fine di sgominarla. Il film non è uno dei capolavori del genere, ma si fa guardare con interesse: la storia non si perde in lungaggini sentimentali e si può dire che questo di Martino è uno dei film più "americani" del genere poliziottesco. Gli inseguimenti sono ben girati e senza effetti insistiti alla Frankenheimer (una scena l'ho già vista in almeno un altro film, in ossequio alla regola che prevedeva di riciclare le scene più ad effetto, così difficili da girare), anche se alla fine l'ultimo inseguimento stanca un po'.
Ha il fisico e la faccia del personaggio che interpreta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta