Regia di John G. Avildsen vedi scheda film
Ultimo film di buon livello e confezione splendida fotografica di Dean Semler, da parte di un maestro come John G. Avildsen, seppure un pò "pottaione" ovvero a cui piace "vincere facile", ambientandolo dall'omonimo romanzo di successo scritto alcuni anni prima, nel Sudafrica tra gli anni '30 della Contrapposizione tra Afrikaneer e inglesi dopo la guerra anglo-boera che li ha contrapposti, poi negli anni della WWII con i primi alleati ideologici di Hitler e del Nazismo, fino alla fine degli anni '40, quando dopo le elezioni del 1948 si sarebbe instaurato il sistema dell'Apartheid.
Il tutto filtrato attraverso le esperienze di vita in gran parte drammatiche e penose, del bambino bianco inglese-sudafricano protagonista, dei suoi anni in collegio ben presto orfano di madre, poi giovane studente universitario e campione dilettantistico di boxe(Stephen Dorff), che ovviamente è per sua esperienza e formazione tutto dalla parte dell'integrazione razziale, in anni nei quali era molto pericoloso e per davvero, mischiarsi con amicizie e frequentazioni nere, tanto più stare dalla loro parte.
Avildsen in un filone già nutritissimo e che riscuoteva plauso e compiacenza da parte dell'industria dell'intrattenimento cinematografico e musicale occidentali, quale quello di rievocazione e ambientazione storica sudafricana e antirazzista(era già uscito cinque anni prima il kolossal di Richard Attenborough "Grido di libertà" su Stephen Biko), riesce a fare qualcosa di personale in linea con le tematiche del suo cinema sugli "outsider" da soli contro ogni previsione e sopraffazione, e a impaginare pure[...]
John Nada
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