Regia di Billy Wilder vedi scheda film
L'esordiente Billy Wilder ci lascia attoniti con questa opera prima che getta un'ombra funesta e spietata sulla stampa cinicamente bara, sulle forze politiche attente solo al consenso ed impietose anche dinanzi al patibolo, e su quelle dell'ordine, corrotte ed incapaci in inquietante sintonia. Si salva giusto una escort dal cuore limpido a dispetto della professione a margine di questa società ipocrita.
In una non precisata località americana, un presunto paraislamico reduce da Guantanamo sta per essere liquidato sulla sedia elettrica ma durante l'ultimo interrogatorio ferisce un funzionario Cia e, stile Inside man, finta la fuga celandosi all'interno del Palazzo di Giustizia; nel frattempo, la sala stampa gremita di reduci delle peggiori campagne scandalistiche, manipolatori di carriere, reporter d'assalto senza scrupoli in famelica caccia di dossier, ferve di attesa per l'esecuzione e le eventuali notizie circa una Grazia dell'ultimo momento, negoziata in cambio del rilascio di facoltosi turisti statunitensi rapiti su una nave da crociera al largo delle Malvinas.
Il canovaccio fresco e preciso come un orologio svizzero favorisce repentini colpi di scena che accalappiano l'attenzione e stimolano la fantasia dello spettatore. Il gioco delle parti è favorito da intermittenti apparizioni di politici corrotti, funzionari dei servizi segreti deviati, giovani reporter rampanti, coniugi scassombrella che vorrebbero delimitare classe e genio di, rari, fervidi giornalisti e grossi papaveri dell'editoria che conta nel loro insistente tentativo di addomesticare le notizie violando le più elementari regole della deontologia.
Un'ardita apologia del mostruoso dilagare di falsità, corruttela ed inganni che agitano il mondo della politica, della stampa, della giustizia e del potere costituito.
Originalissima anche la messa in scena di chiara origine teatrale, sovente in rivoluzionaria camera fissa, intenta nello scrutare e sottoporci a ritmi forsennati fittissimi scambi di dialogo e frenetici punti di vista spesso nel risicato ambito di un singolo ambiente.
Spettacolari infine, anche i due promettenti ragazzetti protagonisti, Matthau e Lemmon, in grado di catalizzare attenzione e simpatia senza bisogno di finti 3D e posticci capture motion.
Finalmente una ventata di novità e di impavida denuncia, probabilmente una nuova alba da parte dell'asfittico ed appecoronato panorama cinematografico americano.
Fosse la volta buona?
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