Regia di Salvatore Piscicelli vedi scheda film
Di fronte al fratello maggiore in astinenza da eroina, il piccolo Luca, 9 anni, non ha che una scelta: andare a cercargli la dose. Lo prenderà sotto la sua ala protettiva un travestito.
Questa è la quinta regia di Salvatore Piscicelli, regista partenopeo particolarmente legato alla sua terra e ai racconti degli ‘irregolari’, dei disperati, delle vittime della quotidianità, sotto agli occhi di tutti eppure invisibili; in questo caso, con una sceneggiatura firmata in tandem con Carla Apuzzo, il Nostro mette in scena le peripezie di un bambino alle prese con il mondo dello spaccio: un mondo terribilmente più grande, più complesso di lui, e soprattutto colmo di insidie e pericoli. E decide di farlo con toni apertamente fiabeschi, perennemente a cavallo tra cruda realtà e fuggevole fantasia; tra serio e faceto, inoltre, la narrazione di Baby gang procede candidamente verso un finale drammatico che forse non è il più logico, ma è comunque in linea con la durezza dei contenuti del resto dell’opera. Durezza, ma non volgarità; la violenza è quasi sempre intuita e non ostentata, gli argomenti sono chiari, ma Piscicelli non indulge in sensazionalismi o morbosità gratuite, pur parlandoci di minorenni e criminalità per ottanta minuti. Nel cast Iaia Forte, Mario Profito e i piccoli Marco Testa, Claudio Boccalatte, Sergio Boccalatte e Daniele Marchitelli; la successiva regia di Piscicelli per il grande schermo arriverà solamente sette anni più tardi, con Il corpo dell’anima (1999). 6/10.
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