Regia di James Cameron vedi scheda film
L’orrore piace fintanto che non ci si crede. L’illusione che si rivela come tale è sempre stata la carta vincente di tutte le forme di spettacolo, dal teatro ai giochi di prestigio. Il miracolo, come suggerisce lo stesso etimo del termine, si ammira perché sfida le leggi della realtà, però non spaventa, se si sa che è impossibile. Una finzione smaccata, come quella del cinema della prima ora, reca in sé la magia del gioco, che è bello in quanto dura poco, si cancella al calare del sipario o allo spegnersi del proiettore, e consente ad ognuno di ritornare tranquillo a casa propria. Se, poi, le regole sono semplici e trasparenti, l’effetto ludico è accresciuto dalla confortante sensazione di poter partecipare. I voraci pesci volanti di questo primo film di James Cameron, che ostentano la loro natura di artefatti, mentre attraversano la scena appesi a un filo, sono l’incubo ridotto a piccolo robot, con cui anche i bambini amano passare il tempo, inventando storie di guerre ed invasioni. Lo stereotipo di plastica e metallo è la figurina kitsch prodotta in serie, che scatena la fantasia perché non impegna il pensiero, ed è portatrice di un messaggio chiaro e buono per tutte le stagioni. Un regista si può allora divertire a condire la frugale pietanza con un contorno di umorismo, estendendo l’approccio caricaturale dal mostriciattolo marino alla varia umanità che ruota intorno ad un villaggio turistico sul Mar dei Caraibi. In questo film la parodia de Lo Squalo di Spielberg, iniziata con Piraña di Joe Dante, viene portata avanti con un garbo che guarda al B-movie con sorridente deferenza, e per questo si rivolge, con un genio saggiamente velato di modestia, a chi il cinema lo ama per quello che è: una secolare macchina delle meraviglie, che non smette mai di macinare sogni, idee ed allucinazioni, per produrre, nel suo modo goffo e appassionato, variopinti cumuli di immagini da mettere in cornice.
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