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Wisdom

Regia di Emilio Estevez vedi scheda film

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La recensione su Wisdom

di OGM
6 stelle

Il primo film di Emilio Estevez è una saga acerba e ingenua, che però, poco a poco, trae forza da una coerente costruzione del personaggio. Il protagonista è un giustiziere in erba: un giovane rampollo della middle class californiana che, dopo essere stato condannato per furto d’auto e guida in stato di ebbrezza, non riesce a terminare gli studi universitari, né a trovare un impiego. La sua fedina penale sporca è un marchio indelebile, da cui, in assenza di alternative, ad un certo punto decide di trarre ispirazione per dare un senso alla sua vita. La sua missione sarà compiere atti terroristici dimostrativi contro gli istituti di credito, la cui politica  finanziaria sta privando molte famiglie di tutti i loro averi. John Wisdom attraversa gli Stati Uniti facendo irruzione nelle banche armato di un mitra e di bottiglie incendiarie, per far saltare in aria gli schedari contenenti i documenti relativi ai prestiti e ai mutui. La singolare avventura on the road di questo Robin Hood del sogno americano infranto (e della sua giovane compagna) si ammanta di leggenda, facendo di lui un eroe del popolo; e, mentre imbocca la surreale strada del mito nazionale, si intreccia con i durissimi accenti di una ineluttabile escalation criminale. Questa vicenda ha l’aria di una versione imberbe ed idealista della storia di Bonnie e Clyde: il suo radicalismo è ancora quello miope ed insulso delle ribellioni adolescenziali, che troppo facilmente trasformano le battaglie di principio in pratiche monomaniacali. In questo senso, il film riproduce alla perfezione quello spirito rivoluzionario giovanile che, anziché essere il frutto di convinzioni politiche, trae origine da un eccesso di energia o da un attacco di disperazione. A riportarlo alla dura realtà ci sono gli inseguimenti, le sparatorie, i feriti, i morti e la progressiva presa di coscienza del fatto che, in nome di una rivolta pretestuosa, si stanno perdendo le cose più importanti: la libertà, l’amore, forse la vita stessa.  Il film è pervaso di un moralismo strisciante e un po’ didascalico, rivolto in ugual misura contro una società che non concede, a chi sbaglia, una seconda possibilità,  e contro una gioventù che si lascia subito bruciare. Il percorso di John, cominciato con quella  maledetta corsa con l’auto rubata, è cosparso del fumo e della cenere in cui, in un lampo, si è consumato il modello generazionale di James Dean.  L’orizzonte è grigio e nebbioso, e al di qua di esso ha luogo un gioco perverso e senza sbocchi, inutilmente travestito da lotta umanitaria. Il pretesto della giusta causa è una maschera pericolante, che la stessa regia fa fatica a rendere credibile, benché, fin dall’inizio, sia chiaro l’intento di indurre lo spettatore a immedesimarsi nel protagonista, raccontando la storia dalla sua personale prospettiva.  A sostenere la narrazione, con i suoi diversi punti deboli, interviene però l’inflessibile determinazione di John, che sfida gli ostacoli ed i paradossi, e si erge, nonostante alcune cadute di stile, a solida figura di riferimento per l’intero sviluppo della trama. Al di là dei difetti tecnici, Wisdom è un interessantissimo esempio di cinema giovane, nel quale impugnare la macchina da presa è il classico atto di sfida verso il mondo degli adulti: un gesto vibrante di coraggio ed entusiasmo, ma teneramente venato di incertezza.  

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