Regia di Orson Welles vedi scheda film
Un marinaio, un avvocato, sua moglie, il suo socio: tutti intrigano ai danni altrui, e bisogna arrivare all’ultima scena per sapere con certezza chi è il cacciatore e chi la preda, anche perché Everett Sloane ha quell’aria sinistra che non lo abbandona nemmeno quando interpreta personaggi positivi (come in Uomini di Zinnemann). L’unica cosa certa fin dall’inizio è che il marinaio è un buono (anche troppo): quando esce di scena comunicando la sua intenzione di invecchiare e la sua impossibilità di dimenticare ciò che gli è accaduto, possiamo credergli. Il film è in sostanza una delirante dichiarazione di amore-odio per Rita Hayworth (da cui Welles stava per separarsi), che ha perso la folta chioma esibita in Gilda ma, diversamente da Sansone, non la capacità di nuocere. Inutile criticarne gli scompensi narrativi: eccessivo persino per i canoni noir dell’epoca, è come saturato dalla genialità del regista.
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