Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
La storia di Emma, una donna tanto bella che «il suo viso può giustificare l'intera vita di un uomo», come dice il marito, sposato senza amore e tradito senza slancio con tre amanti consecutivi. Storia sardonica, elegante e raffinatissima, rielaborata sulla falsariga di Madame Bovary, adattata al Portogallo di oggi, passata al setaccio dell'ironia rarefatta del genio del cinema portoghese, Manoel De Oliveira, 86 anni portati con la cattiveria e la lucidità di un quarantenne. Presentato l'anno scorso al Festiva di Cannes, La valle del peccato finalmente esce anche nelle nostre sale, dopo che De Oliveira, puntuale, ha terminato un altro film, A caixa, e l'ha portato al Festival di Cannes di quest'anno. Sospeso tra poesia e perfidia, illuminato da una pulizia d'immagine sempre più rara e da un'arguzia fulminante, con una protagonista davvero bellissima, un gatto siamese che forse è stupido e molti uomini imperfetti e maldestri, è una risposta limpidissima all'intelligenza e alla voglia che ogni tanto abbiamo di cinema rigoroso.
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