Regia di Michael Ritchie vedi scheda film
Tre stagioni agonistiche (concluse con la partecipazione olimpica) di un giovane e rampante discesista americano: cadute, vittorie, rivalità interne alla squadra, contrasti con l’allenatore, ritorni a casa, avventure amorose. Film piattissimo, con personaggi bidimensionali e sceneggiatura inesistente. Le riprese di gara sono spettacolari, ma ripetitive e mortalmente noiose; comunque, nulla a cui la tv non ci abbia già abituato da un pezzo (comprese le riprese in soggettiva della pista). Fa un certo effetto vedere le attrezzature sportive arcaiche e i primi timidi tentativi di sponsorizzazione; altrettanto datata è la tecnica di regia, con un montaggio nervoso e un’infinità di tempi morti. Il contesto è quasi fantascientifico, perché all’epoca gli americani nello sci non contavano nulla: la loro prima vittoria olimpica in discesa libera sarebbe arrivata solo nel 1984. C’è una sola idea niente male: quella che viene piazzata proprio negli ultimi secondi, dove si vede quanto piccolo è il divario fra la sconfitta e il trionfo.
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