Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Apologo del potere, della corruzione, dell'intrigo di potere che gioca e cospira contro se stesso creando la minaccia per fortificarsi e trarne giovamento, La terza generazione ci presenta una banda di anarchici insurrezionalisti di origine medio o alto borghese: figli di papà che, annoiati da una carriera già scritta e delineata, si improvvisano garanti di una libertà di pensiero e d'azione che mira a distruggere le regole ed i principi di liberalismo economico e scalata sociale tipicamente occidentali che hanno permesso alle loro famiglie di costruirsi un futuro e una solidità che, superata la generazione protagonista dell'ascesa, ha creato noia e disaffezione per ogni principio di stabilità e perseveranza.
Peccato che questa banda di anarchici non si renda conto che colui che li foraggia e permette loro di organizzarsi, altro non sia che un magnate della tecnologia che utilizza gli ingenui per allertare le forze dell'ordine inducendole ad acquisire un suo brevetto esclusivo che consente l'individuazione di persone a distanza ed il loro controllo.
Un burattinaio scaltro e potente che organizza i colpi terroristici del gruppo, spiffera alla polizia i fatti salienti elogiando il suo prodotto, e arriva a dare soddisfazione ad entrambe le opposte fazioni, lucrandone lui sopra ogni altro. Il perfido personaggio arriverà ad organizzare il proprio rapimento, ma quando si tratterà di predisporsi per il messaggio da inviare via video agli organi stampa, il magnate non riuscirà a trattenersi perché la situazione, tra attentati sanguinosi ed imboscate ai danni del gruppo eversivo, decimato senza pietà, diviene a suo modo a tal punto grottesca da suscitare una risata a stento trattenuta da parte del malefico diabolico imprenditore.
Fassbinder si dà al thriller fantapolitico anticipando tematiche e argomenti che costituiscono un tetro e profetico incubo che alimenta sospetti di grande attualità oggi più che mai, in quanto legati alle vicende e le tragedie terroristiche che hanno travolto l'Occidente dal nuovo millennio in avanti, in nome di una guerra santa, di uno scontro di culture, di un fanatismo religioso mosso a baluardo di interessi più mirati e celati, in mano a poteri occulti di cui sempre più fortemente si sospetta come autori e responsabili della miccia che ha fatto esplodere la violenza.
Il film del prolifico regista tedesco appare intrigante, a tratti convincente, ma anche bislacco e contorto quel tanto che basta per rendersi originale e distinguersi dalle solite spy story trasposte con eccessivo ingegno e contorta immaginazione dalla pagina stampata dei soliti complicatissimi scrittori culto del genere spy.
Da segnalare la presenza degli affezionati Hanna Schygulla, Udo Kier più la minuta ma decisa Bulle Ogier; ma è il grande Eddie Costantine, col suo ghigno ironico ed irresistibile e il suo volto incartapecorito da maschera carnevalesca che non può dimenticarsi, come non si dimentica il suo mellifluo terrificante personaggio, burattinaio che gioca sulle paure ed i timori dell'umanità per divenire il re dell'olimpo.
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