Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Il film non parla espressamente di terrorismo, Amelio si tiene a debita distanza dal fare delle analisi sociologiche sul fenomeno di quegli anni. Allo stesso tempo la pesante atmosfera degli Anni di Piombo si fa sentire eccome ed è su questo che il regista punta. Analizzare le ripercussioni a livello familiare di un fenomeno collettivo senza dare giudizi moralistici.
La figura del padre emerge più di ogni altro da questo contesto: ha combattuto nella Resistenza da giovane ed in un certo senso rappresenta lo spirito di quegli anni, ma la situazione sfugge al suo controllo, cercando di conciliare e di fare da mediatore fra due tipologie di "figli" caratterizzati da una comune rigidità di pensiero.
Bello il finale che lascia un senso reale di impotenza di fronte agli eventi. Un film da recuperare anche per la bellezza dei dialoghi, ricchi di sfumature e spunti di riflessione verso un capitolo della nostra storia ancora, purtroppo, aperto e ancora troppo tabù al cinema di casa nostra.
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