Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Un professore universitario e suo figlio adolescente si ritrovano su sponde opposte: uno fiancheggia i terroristi (nella persona di un suo allievo e della compagna), l’altro lo denuncia. Non c’è niente da fare: Amelio non mi convince quasi mai, perché i suoi film sembrano scheletri accuratamente privati di polpa. La trama è pressoché inesistente, pochi eventi sperduti in un mare di silenzi, senza nessun pathos. I personaggi sono privi di interiorità, o almeno sono incapaci di esprimerla: non conosciamo i moventi del padre, non sappiamo cosa cova il figlio; entrambi freddissimi, entrambi antipatici, nessuno con cui identificarsi. All’inizio sembra possa esserci qualche dubbio sui fatti (una foto forse non dice tutta la verità, in stile Blow-up); poi anche questa ambiguità potenzialmente feconda si scioglie, e ciononostante alla fine non si sa bene cosa pensare, da che parte stare. A parziale scusante bisogna dire che nel 1982 i tempi non erano ancora maturi per affrontare una materia così bruciante: solo il recente La scoperta dell’alba di Susanna Nicchiarelli sa fare i conti con gli sconquassi umani prodotti da quella stagione tragica. Qui tutto è riducibile a un paradosso: se è vero che le colpe dei padri ricadono sui figli, talvolta anche l’innocenza dei figli può ricadere sui padri.
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