Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Questo film, girato dopo la morte di Peter Sellers, utilizza scarti dei precedenti film e brani già visti, secondo la tecnica del ricordo/racconto. La prima parte, con spezzoni inediti e non che ci mostrano quasi esclusivamente il commissario è esilarante, la seconda parte, in cui la giornalista indaga sulla sua scomparsa invece risulta piuttosto fiacca. La trama è rallentata da tutti questi racconti, mentre la riapparizione di Clouseau, è del tutto impossibile a causa della morte del protagonista, quindi già si sa che non verrà ritrovato. Non sappiamo se questo film ha voluto essere un omaggio ed un ricordo dell’attore prematuramente scomparso, né se è con questo spirito che alcuni dei protagonisti dei precedenti film vi hanno partecipato: di fatto manca una dedica nei titoli, mentre Sellers risulta insieme agli altri, come se veramente vi avesse partecipato. Fa’ pero’ un certo effetto sapere che il protagonista era davvero scomparso (e per sempre) prima della realizzazione del film, un misto di tristezza e rabbia. Rabbia perché viene il sospetto che si tratti solo di una operazione commerciale di sfruttamento del personaggio; sospetto motivato anche dal fatto che Blake Edwards lascia incomprensibilmente il finale aperto.
Il commento che fa David Niven a proposito di Clouseau: “Uomini come lui ... non muoiono mai”, invece, puo’ essere un bell’omaggio all’attore, una specie di epitaffio, anche se espresso in un contesto comico ed ironico.
In conclusione, malgrado le scene comiche dei ricordi, di cui è protagonista Clouseau, la partecipazione simpatica e raffinata di Niven e di Capucine, i tic e l’ansia di Dreyfus, terrorizzato dall’idea che Clouseau possa essere vivo, e Cato che continua imperterrito il suo mestiere, il film risulta fiacco, ripetitivo e lento.
Sarebbe stato piu’ corretto e dignitoso fare una rassegna di tutti i film della serie, aggiungendoci magari “Hollywood Party”, sempre di Edwards, per rendere omaggio a Sellers nell’anno della sua morte.
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