Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Ferdinand e Marianne si amano senza risparmio: lui ha lasciato una moglie italiana, la professione di insegnante e una collaborazione con la tv, una vita borghese per fuggire con lei, non prima di aver commesso un delitto, e poi essersi rifugiati insieme in riva al mare a far passare i giorni e vivere d'amore. Ma i sentimenti non bastano: le loro prospettive e i loro ideali sono diversi, lui ha un approccio materiale e lei vive a tutto cuore. Alla deriva esistenziale, quando la donna imprime una svolta decisa al corso della loro relazione, l'uomo si imbizzarrisce e fa precipitare la situazione. Un Jean-Luc Godard in pieno furore creativo, nel periodo di maggior successo della propria carriera, per un titolo amato da molti cinefili, ma che deluse alcuni che si invaghirono di "Fino all'ultimo respiro": dramma con riflessi criminosi, con pedale schiacciato sul grottesco, anche nel tragico finale, "Pierrot le Fou" ( è il soprannome dato da Marianne al suo uomo, con lui che puntigliosamente replica ogni volta che non si chiama così) è un lavoro figlio della propria epoca, vero, e in alcuni passaggi si potrebbe trovarlo datato, come nella sequenza sarcastica in cui Ferdinand e Marianne improvvisano un recital interpretando per alcuni marinai americani un gangster ed una cinese. Però Godard, cinquant'anni fa, aveva già visto che una certa società si sarebbe fatta mangiare la mente parlando come quelli della tivù, che per quanto slancio ci possa mettere in una passione, un borghese di natura si trova a disagio in un contesto non suo, e che l'Uomo, perso in un groviglio di indecisione, insoddisfazione e apatia, tenda a fare cose talmente stupide che lo possono portare solo ad una voluta rovina. Jean-Paul Belmondo, in uno dei suoi ruoli più celebri, mette tutta la sua fisicità al servizio di Godard, una volta ancora, e Anna Karina investe di grazia fluida un personaggio all'unisono accattivante e disdicevole.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta