Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Nel finale de Il bandito delle 11 (Pierrot le fou) si palesa il cortocircuito scenico causato dalla radicale ricerca di Jean Luc Godard, regista avanguardista già nei suoi primi anni, quelli appunto della Nouvelle Vague: metteur en scène del caos, in opposizione alla narrazione classica Godard è interessato ai silenzi, ai dialoghi apparentemente vuoti tra un'azione e l'altra. In una parola, la vita. Nel tentativo continuo di catturare l'inderterminatezza dell'esistenza, la pellicola si spoglia dei propri trucchi, si rivela allo spettatore, assottigliando sempre più il confine tra lo schermo e il pubblico, prendendo, emulando e rivoltando gli stilemi del noir (sulla stessa lunghezza d'onda di Fino all'ultimo respiro); il risultato finale, appunto, sembra quasi fuori dal controllo del regista, tra personaggi ermetici, contraddittori, schegge impazzite all'interno di un contesto filmico che non pretende la sospensione dell'incredulità, bensì un coinvolgimento intellettuale da parte di chi lo guarda.
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