Regia di Andrej Konchalovskij vedi scheda film
Film difficile e scarno, questo "The Inner Circle" di Andrei Konchalovskij, pieno di impietose denunce contro le aberranti condizioni storiche legate alla dittatura staliniana.
Il regista, il cui vero nome è Andron Sergeevic Mikhalkov, è fratello di Nikita Mikhalkov. Dopo "Siberiade" (1978) si trasferisce negli USA, dove ha diretto film di diseguale successo. Resta comunque questa testimonianza molto lucida e puntuale, senza mezzi termini, considerato che la storia sarebbe stata narrata al regista da un certo Alexander Ganshin, che aveva lavorato per Stalin come proiezionista dal 1935 al 1953.
Il protagonista è Ivan Sanchin (Tom Hulce), che di mestiere fa il proiezionista al quartier generale del KGB.
Il giorno delle sue nozze con Anastasia (Lolita Davidovich) viene chiamato d'urgenza per sostituire il proiezionista di Stalin e della sua ristretta cerchia al Cremlino.
Sanchin adora Stalin, e accoglie l'ordine con entusiasmo, passa in secondo piano anche la sua luna di miele, e si dedica al suo lavoro con bravura e devozione, tanto da farsi notare da Stalin, diventandone suo uomo di fiducia.
Intanto, vengono arrestati i vicini di casa della coppia. Dopo un processo sommario, vengono giustiziati. La loro piccola figlia, Katya, viene risparmiata e affidata temporaneamente a Anastasia, la quale vorrebbe adottarla.
Sanchin reagisce malamente al desiderio di sua moglie, teme di essere sospettato di chissà quali intenzioni e oltretutto teme di perdere il posto e la stima del dittatore.
Intanto le truppe tedesche avanzano verso Mosca, e Beria (Bob Hoskins) impone a Sanchin e a Anastasia di seguirlo negli Urali, dove il capo della sicurezza di Stato intende rifugiarsi.
Beria si dimostra un essere ignobile, e seduce Anastasia, che diventa la sua amante. Sanchin viene rimandato a Mosca, e di Anastasia non saprà più niente per diversi anni, sino a quando lei ricompare. La donna è incinta, ma Sanchin decide comunque di riprenderla con se.
Anastasia sembra rasserenarsi, ma in realtà è distrutta psicologicamente. Sanchin soffrirà per il suicidio di sua moglie, e si renderà conto in breve di avere mal riposto la sua fiducia e il suo credo in uomini malvagi e senza scrupoli che avevano deviato terribilmente il corso della storia lasciando dietro di se una scia di sofferenze, di deportazioni e di morte.
Qualche anno dopo la fine della guerra, Katya, ormai diciassettenne, ricompare: Sanchin, per rispetto della volontà della moglie che voleva adottrla, l'accoglie, ma ancora una volta il destino la allontana da Mosca.
Nel 1953, durante i funerali di Stalin, i due si ritrovano. Sanchin questa volta è determinato a prendersi cura della ragazza, essendosi affezionato a lei, che ormai considera come una figlia.
Qualche appunto. Il film è stato girato in parte al Cremlino. E' stata la prima volta che è stata fatta una simile concessione, così come è autentica la sala di proiezione del KGB. Le comparse sono autentici militari. Il vagone ferroviario utilizzato per le riprese del viaggio negli Urali, è quello che Hitler regalò nel 1936 a Kalinin, allora presidente dell'Urss.
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