Regia di Ricky Tognazzi vedi scheda film
Una bella conferma, questo La scorta, per un regista alla sua terza pellicola, dopo due altalenanti precedenti: un esordio scialbo e insignificante (Piccoli equivoci) e una buona opera seconda di denuncia, con echi di cinema civile (Ultrà). Il figlio di Ugo Tognazzi ha ereditato qualche briciola dell'arte paterna: scegliendo oltrettutto in maniera modesta di non comparire davanti alla macchina da presa, dirige in maniera piuttosto salda questa storia di umanità alle prese con un degrado sociale assolutamente fisiologico, che corrode l'ambiente dell'azione dal suo interno, lentamente ma in maniera tenace, sicura. In queste disastrose circostanze, la scorta del magistrato rappresenta l'ultimo baluardo di normalità, di solidarietà umana in un contesto ormai fagocitato da malavita, morte, disperazione. Scritto dalla doppiatrice Simona Izzo (cioè la moglie del regista) insieme al quasi esordiente Graziano Diana (già co-autore del precendente Ultrà e - fra le altre, non molte, cose - del pessimo Teresa di Dino Risi, 1987), questo La scorta può vantare un cast composto da numerosi (più o meno) giovani volti di ottimo impatto e dall'avvenire importante (Enrico Lo Verso, Ricky Memphis, Claudio Amendola), nonchè da interpreti dalla carriera già avviata e di buon livello (Tony Sperandeo, Luigi Maria Burruano, Leo Gullotta, Carlo Cecchi). Bravo anche il caratterista comico Ugo Conti in un ruolino - serio - laterale. Ai David di Donatello un successo insperato e forse eccessivo: 5 premi, ovvero regia, produzione, fotografia, montaggio, sonoro in presa diretta. Musiche sufficientemente tese di Ennio Morricone, finale giustamente 'polemico' quanto basta, cioè nel quale nulla effettivamente si risolve. 6/10.
Trasferito da Varese in Sicilia, un magistrato deve fare i conti con lo stato disastrato delle risorse della Giustizia, l'ambiente diffidente nei suoi confronti e, soprattutto, con la mafia che ha eliminato il suo predecessore. Troverà conforto umano nella scorta affidatagli.
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