Regia di Ricky Tognazzi vedi scheda film
Buon film di impegno civile, non ideologico e non di parte (se non quella della giustizia dell'onestà). I rischi di cadere nei toni finti e piatti da tv movie era forte, anche perché le storie di mafia hanno spopolato sul piccolo schermo, con l'unico risultato di banalizzare tutto quello che rappresentavano. Tognazzi rinuncia per fortuna a pretese autoriali, scene enfatiche, tesi politiche, e si "limita" a raccontare con sincerità e umanità un triste episodio della giustizia italiana. L'attenzione va soprattutto ai personaggi, ai loro rapporti e alla loro umanità. Il duetto Amendola-Lo Verso è molto efficace, come pure la scena della "confessione" del secondo al giudice. Dicendo la verità ritrova la sua dignità, come accade all'altro della scorta che aveva fatto di tutto per imboscarsi in incarichi non pericolosi e poi, pentito, sceglie di restare. Nella vicenda emerge con pochi accenni ma con chiarezza la realtà del potere mafioso e le sue connessioni politiche, il quale succhia il sangue della popolazione (che assurdamente spesso lo protegge). Il film rappresenta anche con efficacia la crudeltà e la viltà della mafia, che uccide indiscriminatamente anche i bambini innocenti. Non ci si venga a dire, quindi, che sono uomini d'onore e che hanno una loro moralità. Ah, un'altra cosa, nel film, benché vi compaiano armi in quantità, il regista ha resistito alla tentazione di mettere in scena delle facili sparatorie, inserite invece copiosamente da chi il regista non lo sa fare.
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