Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Marta (Mae nella versione originale) torna nel villaggio di pescatori che aveva lasciato dieci anni prima per tentare la fortuna, senza però riuscirci: sposa un bestione che la ama, ma lo tradisce con un suo amico bellimbusto. Rispetto ad altri film di Lang, animati da potenti conflitti morali, questo parte da un soggetto usurato e procede in modo piuttosto piatto: è solo la storia di una donna irrequieta, malata di bovarismo, divisa fra la tranquillità matrimoniale e l’avventura. In questi ruoli la Stanwyck ci sguazza, e infatti la sua prova è di alto livello come sempre, ma la trama non le offre molto: più che il banale presente del suo personaggio conta il passato trascorso fuori scena, un periodo nebuloso dal quale riemergono frammenti di occasioni perdute e una scia di rimpianti. Potenzialmente è più interessante il personaggio di Marilyn, che è una specie di versione giovanile di Marta: è fidanzata con il fratello di lei, ma ci tiene alla propria indipendenza e comincia a mettere le cose in chiaro prima del matrimonio; ha tutte le strade aperte davanti a sé, e ci si chiede se si adatterà a fare la brava mogliettina o cederà anche lei al richiamo delle sirene.
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