Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
Un giornalista conduce un’indagine sull’egoismo umano e si diverte a rintracciarne le varie forme nel comportamento altrui e anche nel proprio. Fino a oltre metà il film è scoppiettante, con una sfilza ininterrotta di scenette che fanno ridere amaro (esilarante la ricattatoria lettera-testamento del suicida, che si sottrae alle sue responsabilità accollandole alla moglie) affidate a un gruppo di interpreti impressionante; poi però il lungo flashback con la Mangano conduce piano piano a un esito incongruamente sentimentale (il rimpianto per una felicità familiare appena intravista e mai concretizzata). Peccato, ci voleva un po’ più di cinismo: quello che le migliori commedie italiane dell’epoca avevano già imparato a utilizzare come strumento per leggere la realtà.
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