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Alta tensione

Regia di Mel Brooks vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Alta tensione

di FABIO1971
6 stelle

Mel Brooks è l'illustre psichiatra Richard H. Thorndyke (dove l'H del secondo nome sta per Harpo: "Mia madre adorava i fratelli Marx, vedeva tutti i loro film e così mi chiamò Harpo"), vincitore del premio Nobel per "aver introdotto la chemioterapia nella cura delle psicosi" e neodirettore del rinomato istituto "Psiconeurotico per i Molto, Molto Nervosi" di Los Angeles: appena insediatosi nell'ospedale, però, Thorndyke scopre che molti facoltosi pazienti vivono segregati nelle loro camere, vessati dalla tirannica capoinfermiera Diesel (Cloris Leachman) con la complicità del dottor Montague (Harvey Korman), suo amante segreto. Sofferente di acrofobia ed accusato ingiustamente di omicidio, Thorndyke, con l'aiuto del suo autista ed assistente Brophy (Ron Carey) e di Victoria (Madeline Kahn), l'affascinante figlia dell'industriale Arthur Brisbane (cameo di Albert Whitlock, mago degli effetti speciali, collaboratore di Hitchcock da Il club dei 39 in poi), misteriosamente scomparso dopo il ricovero nell'ospedale, si ritroverà costretto, per far luce sulla vicenda, ad affrontare le proprie fobie e a smascherare i veri colpevoli.
Suspense, psicanalisi, complotti, vertigini, tra parodia e commedia demenziale: l'omaggio (con dedica) di Mel Brooks (autore anche dello script insieme a Barry Levinson, Ron Clark e Rudy De Luca) al maestro del brivido Alfred Hitchcock è un'opera dalle ambiziose intenzioni ma dagli esiti altalenanti, dove il ritmo del racconto scorre impetuoso e sgangherato con tempi serrati ed incalzanti e grande sfoggio di trovate spiritose, senza, però, possedere la verve spumeggiante dei precedenti Frankenstein Junior, Mezzogiorno e mezzo di fuoco e L'ultima follia di Mel Brooks: il divertimento complessivo, infatti, al di là del gioco citazionistico e di alcuni momenti assolutamente spassosi, si rivela inferiore alle attese e, tutto sommato, di più flebile respiro del previsto, così come il modesto spessore di quegli spunti caustici ed irriverenti che Brooks solitamente dimostra(va) di saper gestire con la folle genialità del commediante di razza, finisce per intaccare lo smalto e la brillantezza delle gag più travolgenti. Una parodia riuscita solo a metà, quindi, ma di cui restano, ovviamente, alcune irresistibili ed esilaranti sequenze: la gag del baule tra Mel Brooks e il suo assistente Brophy ("Lo tengo, lo tengo, lo tengo, non lo tengo"...), l'incipit della sequenza della cena nell'ospedale, con la macchina da presa che si schianta sul vetro della finestra, il terzetto di idioti (Brooks, il dottor Montague e il signor Cartwright, paziente dell'ospedale, interpretato da Ron Clark, cameo di uno degli sceneggiatori del film) alle prese con fitte al collo e lupi mannari, l'omaggio al "MacGuffin" hitchcockiano, con Brooks e Brophy che arrivano al congresso psichiatrico nella San Francisco di Vertigo e vengono accolti dal portiere dell'hotel:
"Lei e il signor Brophy sono alla 1702 e alla 1703".
"Mi scusi, credevo di aver precisato che volevo una stanza ai piani inferiori, comunque non oltre il terzo".
"Avevamo riservato per lei la 201, ma il signor MacGuffin ha chiamato e ci ha detto di trasferirla al diciassettesimo piano".
E ancora: le due citazioni più famose del film, riservate a Psyco (la sequenza della doccia, con Brooks, al posto di Janet Leigh, massacrato a colpi di giornale dal fattorino dell'hotel, impersonato dall'altro sceneggiatore Barry Levinson) e a Gli uccelli (con i piccioni che bersagliano di escrementi il malcapitato Brooks), il memorabile discorso di Brooks sull'educazione degli sfinteri durante la convention, il killer dai denti d'acciaio come lo "Squalo" di James Bond (che nella versione italiana diventa "Protesi", altro cameo di uno degli sceneggiatori del film, Rudy De Luca).

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