Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
La "resa incondizionata e definitiva di Scorsese ai meccanismi della grande industria hollywoodiana", come ebbe a scrivere un autorevole giornalista che si occupava di cinema, il rifacimento del classico thriller di Jack Lee Thompson, "Il promontorio della paura"? Mica tanto. Imbastendo una sfida attoriale tra due campioni del grande schermo come il fido DeNiro e il solitamente coriaceo Nick Nolte in un ruolo ambiguo, l'autore di "Re per una notte" elabora un trattato sulla Colpa in chiave di giallo a tinte forti, con un continuo tener lo spettatore in dubbio su chi, tra i due protagonisti è quello peggiore, se il delinquente conclamato o l'uomo di legge che usa Legge e Giustizia a suo piacimento: il Max Cady dal corpo tatuato con simboli etico-deliranti, che si affida a un intento di vendetta inesauribile e dalla sedicente spinta religiosa è uno dei cattivi più potenti di tutti i tempi presentati dal cinema, e la sua violenza selvaggia è legata ad una parallela carica erotica che suggestiona i personaggi femminili della vicenda, che vengono colpite dal fascino del muscoloso uomo con il codino, ma ne subiscono anche la distruttiva violenza ( la scena della guancia staccata a morsi ad Illeana Douglas è tuttora impressionante), il Bowden avvocato arrivato e vile di Nolte è un capofamiglia senza nerbo, inaffidabile e , nonostante la prestanza fisica, debole di fronte alla minaccia costituita da Cady. Scorsese gira un film "in grande", che dell'Hollywood classica ha dimensioni e utilizzo macroscopico di montaggio, musica e fotografia, ma che anche per la lettura etico-filosofica frammista a un linguaggio per grandi platee rimane nell'immaginario collettivo come non molti altri thriller: e l'ironia del regista è individuabile nei cameo di Peck e Mitchum a ruoli invertiti che nell'originale , vale a dire poco di buono il primo e non malvagio il secondo, stavolta. Produce Steven Spielberg.
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