Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Due ore di adrenalina pura con un cast di primo livello su cui spicca un impareggiabile De Niro nella parte di uno psicopatico che riesce a trasformarsi più volte da vittima a carnefice
Vidi la prima volta "Cape Fear" una ventina di anni fa, e l'inquietudine che mi trasmise, seconda forse solo a "Shining", fu tale che anche rivisto a tanta distanza di tempo ricordavo quasi ogni fotogramma del film, soprattutto del finale al cardiopalma. Merito sicuramente di una regia che non lascia tempi morti in più di due ore di pellicola. Merito di una sceneggiatura avvincente, imperniata sulle vicende di uno psicopatico uscito di galera che perseguita il suo ex avvocato, colpevole di non averlo difeso bene durante il processo di quattordici anni prima, e finisce per prendersela anche con la sua famiglia. Merito indubbiamente di un cast di primo livello che spazia da Nick Nolte a Jessica Lange alla giovane e quasi esordiente Juliette Lewis fino a parti di contorno per i mostri sacri Gregory Peck e Robert Mitchum che erano protagonisti dell'indimenticato "Promontorio della paura". Ma merito soprattutto di uno straordinario Robert De Niro, un attore che non si finisce mai di apprezzare per la sua poliedrica capacità di adattarsi ai ruoli più disparati. Cosi' in una spietata caccia tra gatto e topo i ruoli spesso si invertiranno, la vittima finirà per asumere le parti del colpevole quasi in un rimando di specchi, salvo poi dover fronteggiare risvolti sempre più drammatici e inquietanti. Piccola curiosità per la musica con gli squilli di tromba in tono discendente usata nei momenti più salienti del film, e che è stata riutilizzata nei Simpson per introdurre il personaggio di Telespalla Bob, il carcerato accusato in più riprese di voler uccidere il piccolo Bart.
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