Regia di Harry Keller vedi scheda film
Sentimentalismo sbrodoloso e mellifluo, moralismo quacchero e sciatto: due micidiali componenti che appannano la visione. Il cicalìo buonista con cui Sandra Dee, bimbetta sfarfallante oltre la soglia della tollerabilità, dispensa perline di saggezza (sprecate poiché evidentemente gettate a porci indegni come me), istiga alla violenza. La supremazia dell’incontaminato mondo rurale e della perduta “saggezza” d’una volta sull’esecrabile città e sui suoi incomprensibili e vituperati stili di vita dimentichi delle “sacre origini” è esposta con affabile semplicioneria e con le medesime valide argomentazioni a supporto della più classica tesi da sdentate vegliarde, la “non ci sono più le mezze stagioni” thesis, ossia: nessuna. Solo per puri di cuore e fan de “La Casa nella Prateria”. Da studio accademico la sequenza di baby-sitting con i figli di due “seguaci del naturalismo”.
Per il suddetto in questo caso si richiede solo un sorriso Durbans. Compito assolto.
Apprezzabilissima nei melodrammi, assai meno come mielata e quasi caricaturale donzelletta di campagna tutta buoni sentimenti e lindor di cuore.
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