Regia di Jerry Schatzberg vedi scheda film
Come evidenziato da molti, il film si inserisce pienamente tra le pellicole che hanno segnato la cosiddetta new hollywood, con due protagonisti che ne sono stati campioni: Gene Hackman già consacrato con l'Oscar per il suo protagonista de ll braccio violento della legge ed Al Pacino che l'anno precedente aveva ottenuto una nomination per la memorabile interpretazione di Michael Corleone. Qui in un'accoppiata che ha un sapore persino epico, soprattutto a valle della carriera che entrambi hanno percorso, si dimostra più che mai azzeccata: da un lato il coriaceo ed istintivo Gene Hackman, dedito ad alzare la voce e le mani, concreto fino all'esasperazione nei propri obiettivi (ha tenuto i conti di ogni soldo risparmiato su un libretto), dall'altro un Al Pacino svampito, ingenuo, ma che in fondo con il suo approccio tollerante riesce a trasmettere un'approccio diverso al suo compagno di viaggio. Per quanto riguarda i contenuti del film, emerge senz'altro quel malessere che ha caratterizzato i film di quegli anni, non tanto diverso dalla disillusione di pellicole quali Un uomo da marciapiede, Salvate la tigre. I grandi sogni americani, per questi personaggi, si sono ridotti a delle piccole cose: l'apertura di un autolavaggio, un piccolo regalo per un figlio mai riconosciuto, ed in tutto questo la tragedia o la delusione è dietro l'angolo.
Non tutto però mi sembra così riuscito: una certa ripetitività o qualche lungaggine in alcune sequenze, piuttosto che certi dialoghi che forse si legano proprio al contesto dell'epoca, hanno invecchiato lo spirito del film.
Molto asciutto ma ricco di speranza il finale con Gene Hackman che acquista un biglietto "andata e ritorno" per Pittsburg, lasciando intendere che continuerà ad occuparsi dell'amico ormai ricoverato.
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