Regia di Barbet Schroeder vedi scheda film
Gli anni '90 non si sono distinti per originalità e in un clima di visto e rivisto a spiccare sono quei film dove messa in scena e interpretazioni evitano il mare di mediocrità in cui facilmente ci si può ritrovare a sguazzare. È il caso di Inserzione Pericolosa, film che riesce a trasmettere l'angoscia della protagonista e il sentimento malsano e morboso che aleggia, fino a mostrarsi, sui personaggi attraverso atmosfere lugubri e ambienti inquietanti, giocando molto su luci ed ombre tese a dividere i volti inquadrati spesso in primo piano, e dando valore primario nello spazio cinematografico al colore: elementi che evidenziano indizi funesti già nella prima parte del film, quando ancora la psicanalisi è lasciata ai dettagli prima di esplodere in violenza nel finale un po' cieco, scritto forse in modo troppo frettoloso. Facile intuire una certa scopiazzatura visiva e contenutistica un po' da Bergman un po' da Hitchcock, ma per lo meno Schroeder, a differenza di altri registi del periodo, dimostra di conoscere e apprezzare il classico, non rischia, ma nemmeno cerca personalismi arditi quanto fallaci. Da sottolineare più volte la bravura delle due attrici, credibilissime dall'inizio alla fine. Meteore di dubbia utilità gli altri personaggi, spinti dentro la trama in modo forzato, mi è parso, e interpretati in modo abbastanza macchiettistico e senza una sufficiente partecipazione. Per quanto riguarda la fotografia basta il nome: Luciano Tovoli.
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