Regia di Barbet Schroeder vedi scheda film
A volte la smania di possesso è invidia della altrui felicità, frammista alla necessità di colmare il vuoto di una perdita e l'abisso scavato dal senso di colpa. Impadronirsi del corpo e dell'anima di una altra persona è un modo per cancellare, insieme con la propria solitudine, anche le dolorose tracce del passato che affliggono il proprio io. L'emulazione diventa allora una sorta di rinascita, dentro un destino opportunamente scelto e con un'immagine che evoca successo. Trasformarsi nell'oggetto della propria ammirazione, fino a sostituirsi ad esso, è un'idolatria che raggiunge l'eccesso della hybris, e con l'identificazione nella divinità, procura un'ebbrezza sconfinante nella follia. L'alienazione insorge nel momento in cui ci si traveste non tanto per ingannare il prossimo, quanto per illudere se stessi. Questo è quanto accade alla sfortunata Hedra, che vuole, a tutti i costi, essere Allie, bella, ricca ed amata. La regia di Barbet Schroder segue con fremente attenzione l'evoluzione di un'intrusione che si tramuta prima in invasione e, quindi, in aggressione, realizzando un progressivo accerchiamento che da virtuale e psicologico diventa, infine, fisico e reale. L'appartamento, gli oggetti personali, il look ed infine il partner sono le prede che segnano le successive tappe di una razzia sempre più devastante e malvagia, che Hedra perpetra ai danni di Allie, fino ad insidiare la sua stessa vita. Il furto dell'esistenza, il violento spodestamento dell'altra propongono, nella veste del thriller, il tema del "doppio" che, in tutte le sue forme, crea sempre un legame indissolubile: è quello che unisce Hedra alla sua gemella morta, ed anche quello che, alla fine, lascerà Allie orfana della sua indesiderata imitatrice.
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