Regia di Barbet Schroeder vedi scheda film
Lo spunto di partenza è assolutamente affascinante e, diciamolo, anche di attualità: l'esigenza di non stare soli, soprattutto a seguito della rottura di una relazione, crea infatti nella protagonista l'assoluta necessità di condividere il suo spazio con un'altra persona. Con l'inserzione del titolo trova quindi un'ottima coinquilina. Sebbene tutti sappiamo che qualcosa deve andare storto, la coinquilina sviluppa un rapporto anche positivo con la sua giovane padrona di casa, approcciandosi in un modo innocente ed indifeso ma anche risolvendole serie problematiche di lavoro (come le molestie che è costretta a subire da un cliente). La spirale verso la follia però è innescata e l'invadenza dell'inquilina diviene presto incontrollabile e scatenata, così come la sua metamorfosi nell'imitare la padrona di casa nell'abbigliamento, nel look riuscendo persino ad ingannare per qualche momento il fidanzato con cui andrà a letto. Come nella maggior parte dei film di questo tipo la catarsi avviene in modo truculento (così come la maggior parte del pubblico si aspetta) e, cosa che trovo difficilmente sopportabile, ma sembra un marchio di fabbrica di hollywood, soprattutto tra anni '80 e '90, la resa dei conti appare interminabile con un susseguirsi di colpi di scena ed il cattivo che non muore "mai". In ogni caso entrambe le protagoniste sono bravissime ed il contesto condominiale in cui è ambientata la vicenda offre un fascino non trascurabile.
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