Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
TFF 34 - 'CINQUE PEZZI FACILI'
Thomas (David Hemmings), un fotografo molto affermato, che vive nella Swinging London degli anni '60, è diviso tra i classici servizi per riviste di moda, con foto a modelle bellissime (Verushka), ed altri, più impegnati, con scatti di persone in forte disagio, che raccoglie vagando per i quartieri meno abbienti della metropoli, con lo scopo di farne poi un libro. Durante il suo girovagare per la città, si addentra in un immenso parco, dove la sua curiosità è attirata da una coppia che si lascia andare ad effusioni, dando l'idea di essersi appartata per sfuggire alla vista di qualcuno... La donna però, scorge Thomas e lo rincorre fino al suo studio, dove l'uomo ha anche il laboratorio, e gli chiede di darglielo; con un trucco Thomas gliene dà un altro e, mettendosi a svilupparlo e ad ingrandirlo, fa una scoperta sensazionale!
Con 'Blow-Up' (Ingrandimento), Michelangelo Antonioni ottiene da uno script - scritto da lui in collaborazione con Tonino Guerra, basato sul racconto 'Le bave del diavolo' di Julio Cortázar - piuttosto esile un eccellente risultato artistico, in cui riesce a sviluppare, in una storia quasi scevra di sbavature (attribuibili a dei dialoghi che, al contrario delle immagini, non sono certo memorabili), il tema centrale del rapporto tra realtà ed apparenza e, al contempo, a restituire l'atmosfera di fermento e trasgressione che si respirava nella Londra di quell'epoca, grazie a poche ma sicure pennellate, come ad esempio la sequenza della festa in casa, con gran parte degli avventori strafatti.
Dietro l'apparenza di una detection - effettuata dal protagonista Thomas, la cui professione è, ironicamente, quella di fotografo, che pensava di aver osservato una determinata cosa, che pareva quella principale, mentre il suo occhio non ne ha distinta un'altra ben più importante - Antonioni porta avanti il suo discorso di ricerca filmica, in cui afferma l'inafferrabilità di ciò che l'occhio umano (e di qualsiasi supporto usato, che sia una macchina fotografica o la sua estensione, la cinepresa per aiutarlo) percepisce e vede e la conseguente necessità di catturare le immagini, per poterle scomporre, ricomporre e ri-guardare, in modo di avere un quadro meglio delineato della realtà che ci circonda, per poterla quindi interpretare. Ma l'autore, con le sue beffarde conclusioni, ci dice anche, che si possono usare tutti gli strumenti che si vogliono, adottare gli accorgimenti più efficaci, ma la realtà resta qualcosa di imponderabile, incomprensibile e sfuggente, come dimostra l'ultima leggendaria scena del film, con i mimi che improvvisano una surreale ed immaginaria partita a tennis che, come molti critici hanno scritto, può essere interpretata - ma sicuramente si presta a mille altre ipotesi - come una metafora del fatto che, quando non si riesce ad afferrare con concretezza una cosa, se ne crea un'altra, grazie alla nostra immaginazione: chiudendo il cerchio, quindi 'Blow-Up' altri non è che una metafora del cinema, dove i registi, con l'aiuto di autori, attori e tutte le altre persone impegnate nel processo creativo, ricreano o da una storia già conosciuta o dal nulla, una nuova realtà.
Antonioni colpisce nel segno, supportato dalla fattiva collaborazione del direttore della fotografia Carlo Di Palma, che dà luogo ad un uso creativo della tavolozza dei colori (seconda volta per il regista ferrarese, dopo 'Deserto rosso') e dall'estemporaneo cast, con David Hemmings (che nove anni dopo, in 'Profondo rosso' di Dario Argento, sarà ancora protagonista di una vicenda in cui si fa fatica a comprendere quello che si vede) che fa da 'tramite' delle immagini e gli altri attori in ruoli secondari - Vanessa Redgrave trentenne ha il ruolo più significativo dopo il protagonista, mentre Sarah Miles, Jane Birkin e la supermodella di allora Verushka hanno pochi o poco importanti dialoghi - girando un film di grande raffinatezza, ricorrendo a svariate scene in cui non è nemmeno necessaria una parola per spiegare ciò che mostrano, e visto con gli occhi di oggi, dotato di un linguaggio, malgrado i fieri detrattori del cineasta ferrarese, tuttora moderno.
Voto: 9 (v.o.s.).
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