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Blow Up

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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La recensione su Blow Up

di tafo
9 stelle

Forse un mattino andando in un’aria di vetro

Arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:

il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro

di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come su uno schermo, s’accamperanno di gitto

Alberi case colli per l’inganno consueto.

Ma sarà troppo tardi; ed io me ne andrò zitto

Tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. (Eugenio Montale)

 

Vedere per credere o credere di vedere. L’arte deforma o informa. La ricerca della realtà attraverso la pellicola fotografica più si spinge nel particolare più diventa difficile da capire. Il quadro generale è chiaro e rassicurante, conta solo l’estetica la bellezza dell’inquadratura o la luce delle foto. Quando si vuole vedere le cose più da vicino il quadro cambia, l’immagine comincia a sgranarsi diventa brutta come un’opera d’arte astratta da interpretare. L’etica di chi guarda diventa determinante per cogliere il significato di quello che mette in evidenza, dei dettagli che decide di ingrandire. Il fotografo deve provare a riempire i vuoti tra una foto e l’altra e lo spettatore prova a capire i fatti , le cose e le persone coinvolte in questa storia. La ricerca della visione pura rimane un’illusione, l’arte deforma è ognuno ci vede quello che crede. La storia per il nostro è sempre un dettaglio, un intralcio come le teste dei due nel parco che spuntano vicine alla foto che il protagonista vuole fare agli uccelli in volo. Non è importante risolvere il giallo ma cercare di capire che la verità dell’arte è sempre filtrata dall’occhio che la guarda. L’accumulazione di simboli e segni estetici porta alla maggiore indecifrabilità del senso del film. La bellezza non salverà nessuno sempre più soggettiva e transitoria. Tutte le emozioni e passioni vanno messe da parte se si vuole arrivare all’oggettività artistica. Alla fine non resta molto da vedere, anche la gioia pop dei mimi crea l’illusione di una partita senza pallina prima che lo stesso protagonista diventi astratto cosi che il gioco possa continuare fuori-campo con una pallina vera. Antonioni non vuole accumulare stili ma cercare un linguaggio asciutto purificato da ogni lente che si mette tra noi e la realtà.

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