Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Un film che fa dell'ambiguita',anche narrativa,la propria ragion d'essere e anche la propria vena espressiva.In una Londra di meta'anni Sessanta felicemente "fotografata",Antonioni ambienta un thriller bizzarro che a conti fatti parla della relativita'della realta',e sul come e quanto percepiamo davvero.Pedinando un fotografo à la page,il biondo David Hemmings,di natura cinica e superficiale,che coglie un barlume di verita'nello spingersi a cercare di far luce su un omicidio di cui forse ha negativi di prove,l'autore di "Professione:reporter" teorizza una lettura forzatamente inesatta,e quindi non attendibile dell'essere umano di fronte alla concreta realta'delle cose.I dialoghi sono scarni,l'ambientazione appunto indovinatissima è pero'anche il limite maggiore di un film che soffre una troppo precisa collocabilita'temporale,e che sicuramente ha avuto un effetto ben piu'dirompente alla sua uscita nelle sale.E i mimi che aprono e chiudono il film,davanti a uno sbigottito Hemmings,sono forse una metafora del tentativo di riprodurre la vita,e la realta',loro come la fotografia che puo'catturare solo un aspetto di cio'che vorremmo facesse rivivere.Lento,a tratti ipnotico,"Blow up" è comunque un pezzo di cinema rimasto negli annali,con merito.
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