Regia di John Huston vedi scheda film
Biografia romanzata del pittore Henri de Toulouse-Lautrec, celebre per le sue rappresentazioni del Moulin Rouge e della vita quotidiana nel quartiere parigino di Montmartre alla fine dell’Ottocento. Più che raccontare realisticamente le vicissitudini dell’artista, John Huston sembra voler immergere lo spettatore nel turbinio di colori, musica e costumi che caratterizzarono la Belle Epoque. Ogni inquadratura sembra un quadro dello stesso Toulouse-Lautrec, aspetto che costituisce l’elemento più accativante del film. Le scene in cui i disegni dell’artista vengono mostrate in diaporama sono di notevole impatto. Il personaggio coraggiosamente interpretato da José Ferrer suscita invece tenerezza e compassione. Tenerezza per la testardaggine con la quale questo omino di un metro e cinquantadue tenta di farsi apprezzare nell’ambiente che lo circonda, non cessa mai di farsi valere come pittore, cerca in maniera sconsolata di farsi amare dalle donne. Compassione per l’infelicità di una persona decisamente ricca, ma duramente colpita nel fisico e nella salute anche se, con il pudore tipico del cinema anglossassone dei primi anni ’50, non viene fatto alcun riferimento alla sifilide che finirà con lo stroncare il pittore a soli 37 anni. Un’intertretazione non facile per José Ferrer, costretto a recitare perennemente in ginocchio per apparire menomato, oltre a dover rendere l’immagine di un uomo corroso dall’alcool e da una forma di sdegnata malinconia. Le vere protagoniste del film restano tuttavia le figure femminili, ballerine di french cancan, cantanti, avventuriere e prostitute d’altri tempi. Coreografie, musiche e costumi dominano la scena, ma verranno surclassate tre anni dopo nello strepitoso e certamente più allegro “French Cancan” di Jean Renoir. “Moulin Rouge” è un’opera atipica nella pur variegata filmografia di John Huston e merita una rivisitazione.
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