Regia di John Huston vedi scheda film
Il grande John Huston alle prese con la vita (dissoluta) e l’arte (geniale) del pittore francese Henri de Toulouse-Lautrec. Figlio di una nobile famiglia discendente dei Conti di Tolosa, Lautrec nacque ad Albì nel 1864: da bambino, a causa di una doppia caduta - la prima dalle scale, la seconda in un fossato - rimase gravemente ferito alle ossa delle gambe. Dal momento che egli soffriva di picnodisostosi, le fratture non guarirono mai; la malattia, quindi, oltre che impedirgli di riprendersi dalle fratture, bloccò per sempre il normale sviluppo dei suoi arti inferiori. Durante la convalescenza scoprì la pittura e in essa trovò parziale conforto alla sua triste esistenza.
Una volta lasciata la casa in cui crebbe, si trasferì a Parigi dove ebbe modo di perfezionare la sua tecnica di pittura. Nella capitale francese, Lautrec riuscì finalmente a realizzarsi come artista: divenne famoso soprattutto in qualità di ritrattista della vita notturna della Parigi di fine Ottocento, e i suoi quadri, pieni di vita e di movimento, ne fecero uno dei più importanti pittori del suo tempo. La sua stella, tuttavia, non brillò per molto: Lautrec, infatti, dopo una vita sregolata segnata dal vizio dell’alcol, morì a soli 36 anni a Malmorè, nel castello dei suoi avi.
Un fastoso film biografico che si avvale di notevoli scenografie, curate da Paul Sheriff e da Marcel Vertès, che ricostruiscono alla perfezione la Parigi di fine Ottocento, e di una magnifica fotografia, firmata da Oswald Morris, che con i suoi colori vivi e intensi restituisce appieno l’epoca nella quale si svolge l’opera. Peccato però che tanto splendore formale non sia sostenuto da una regia adeguata: "Moulin Rouge", infatti, sconta una regia incerta, con cui Huston, purtroppo, non riesce a rendere perfettamente allo spettatore il mistero e la magia insiti nell'arte del geniale pittore francese. Se il film non appare eccellente, la colpa è anche della sceneggiatura (del regista stesso), che ha il grave torto di concentrarsi troppo sulla vita privata del protagonista a discapito di quella artistica, creando in questo modo un evidente squilibrio nella descrizione del personaggio di Lautrec, cosa che nuoce non poco sul risultato finale del film.
Ciò nonostante, nel complesso, la pellicola risulta interessante, perché non manca qualche lampo di grande cinema. Ad esempio, i primi dieci minuti - durante i quali vediamo Lautrec spettatore al Moulin Rouge - sono da antologia; un pezzo di cinema, quello appena citato, davvero pregevole, tanto da poterlo tranquillamente annoverare tra le cose migliori nella carriera dell'autore de "Il mistero del falco". Oltre che della splendida colonna sonora composta da Georges Auric, la pellicola può avvalersi di un bravissimo José Ferrer (“costretto” a recitare in ginocchio per simulare l’altezza del vero Lautrec), capace di dare corpo ai tormenti e alle ossessioni che affliggono il suo personaggio senza mai andare sopra le righe. Ferrer, inoltre, recita pure nel ruolo del padre del talentuoso artista francese.
Due Oscar su quattro nomination: per le scenografie e per i costumi (Marcel Vertès). Nello stesso genere, "Brama di vivere" (basato sulla storia di Vincent Van Gogh) di Vincente Minnelli è molto più bello. Se però neanche il film di Minnelli dovesse soddisfarvi a sufficienza, provate a guardare quel capolavoro assoluto che è "Andrej Rublëv" (che narra la vita del monaco pittore di icone il cui nome dà il titolo alla pellicola) di Andrej Tarkovskij. Un film, quello diretto dal maestro russo, talmente bello da essere irraggiungibile per chiunque.
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