Regia di John Landis vedi scheda film
E’ bello perdersi in questo film.
Quando la settimana è stata pesante e lo spirito distruttivo ed iconoclasta la fa da padrone, quando si è rinchiusi nel proprio malcontento e si fatica a cancellare le piccole o grandi angosce dalla mente…, è bello perdersi in questo film.
E’ bello perdersi nel riff ripetuto della sezione fiati nella lunga coda strumentale di “Sweet Home Chicago”, si vorrebbe che non finisse mai, mentre si è in fuga da centinaia di inseguitori agguerriti a bordo di una scassata ma tenace automobile senza accendisigari.
E’ bello entrare in una squallida rosticceria “Soul Food” e ordinare pane bianco e quattro polli fritti con Coca e poi subire un rimbrotto dalla Divina e ballare tra gli sgabelli con donne procaci e feline, all’infinito.
E’ bello girovagare silenziosi in una casbah americana, fra odore di wurstel e senape, ascoltando John Lee battere il tallone a terra al ritmo del suo “Boom Boom” e pensare che si, i razzisti sono degli idioti.
E’ bello ascoltare un sermone e vedere la luce, finalmente, in una chiesa battista su a “Triple Rock”, tra gioiosa partecipazione corale e balli sfrenati, guidati da un reverendo tarantolato e scatenato.
E’ bello entrare da “Chez Paul” e attirare gli sguardi altezzosi della bella gente seduta, gridare “Maitreeee !” e ruttare liberamente, ordinando una dozzina di bottiglie di Dom Perignon e lanciando gamberetti tra fauci gaudenti, incuranti delle buone maniere borghesi.
E’ bello procurare un bagno imprevisto agli impettiti nazisti dell’Illinois (ma anche di Centocelle o Ponte di Legno) e poi darsela a gambe tra gli applausi.
E’ bello seminare la polizia al’interno di un centro commerciale devastando vetrine e P.I.L. locali, inafferrabili perché si è in missione per conto di Dio, ma anche di Buddha.
E’ bello saltare in aria in una cabina telefonica, in un androne o in un appartamento rumoroso ma abitudinario, e rialzarsi bel belli, spazzolarsi e dire “o cavolo ! sono le otto, è tardi !”.
E’ bello suonare in un pollaio circondati da cowboy e camionisti, tracannare birre ed essere bersagliati da un numero soverchiante di vuoti a perdere, tra sigle di vecchi telefilm e canzoni strappalacrime, per sempre.
E’ bello schivare i proiettili di un’amante delusa in una fogna, baciarla un’ultima volta dopo averla rintronata di chiacchiere e poi fuggire via, lontano.
E’ bello dare l’ultimo saluto ad un fedele amico motorizzato, tra statue pensanti e architetture moderne, davanti al Richard J. Daley Center, a Chicago.
E, infine, è bello salire in ascensore per 150 piani in compagnia del tema della “Garota de Ipanema” per pagare non i propri debiti ma quelli degli altri, per continuare a farsi malmenare dalla Pinguina ed ascoltare ancora Cab Calloway suonare l’armonica in cantina, ad libitum...
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