Regia di John Landis vedi scheda film
Commedia elegantemente sgangherata, in cui la musica ha un effetto devastante e la devastazione un effetto musicale. L'azione è un concerto per orchestra e coro, che spazia dall'"andante con delirio" al "folle ma non troppo", stemperando i trilli della sua "corda pazza" lungo i misurati accordi di una composizione accademica. Le gag e gli inseguimenti sono il ritmo e la melodia di una coreografia gioiosa e demenziale, che è la sfrontata metafora del genio artistico, sagacemente disciplinato dalla filosofia della vita sfortunata. "The Blues Brothers" ha la forza della cocciutaggine, che vince e sfonda a suon di allegre testate contro il muro; un'energia dirompente che esplode nel trionfo del "take it easy", nel trascinante invito a mollare tutto e a mettersi a ballare come capita. È questa miscela di rabbioso disincanto ed ottimistica leggerezza a creare il mito. Il film stordisce per il modo in cui oscilla tra gli estremi, realizzando un equilibrio vertiginoso tra la corsa verso la notorietà e la fuga a nascondersi, e riuscendo così ad essere, contemporaneamente, una dissacrante parodia ed una memorabile celebrazione del musical cinematografico. Jake e Elwood sono le figure chiave di questo conturbante paradosso: sono due persone, ma un'anima sola, che racchiude l'ideale della "star popolare": un protagonista straordinario, che però è uno di noi, eppure, a pensarci bene, è proprio fatto a modo suo.
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