Regia di Roberto Benigni vedi scheda film
L'arte del tormentone: Benigni sa come costruire una storia divertente e come riempirla di rimandi, scenette comiche, momenti lasciati alla (sua) libera improvvisazione. Ciò che ne risulta è un film scatenato quanto il suo protagonista, 'lievemente diabolico', che si insinua piano piano sotto pelle: le scene e le frasi indimenticabili qui si sprecano, forse più che in qualsiasi altro film del comico toscano. Forse perchè verosimilmente è questo il film in cui si lascia maggiormente a briglie sciolte, dove tutto ciò che effettivamente serve è andare oltre, sopra le righe. E chi meglio di Benigni può riuscirci, farneticando, balbettando, saltellando, scimmiottando, con la sua mimica unica ed eccezionale? Sì, è una domanda retorica. Per un'ora è una commedia irresistibile e pressochè perfetta, con una spalla del calibro di Matthau (che viene risucchiato per esigenze di copione e per presenza scenica da Benigni, ma che sa stare al gioco, divertito), poi entra nel film la brutalmente inespressiva Nicoletta Braschi e la situazione, ahinoi!, tracolla. Anche i geni hanno un punto debole, in questo caso la moglie. Benigni è comunque in forma smagliante, la storia è buffa quanto basta e ben costruita: una delle vette del cinema comico italiano dell'ultimo quarto del ventesimo secolo.
Maurizio, sacerdote americano, pratica esorcismi. Durante uno di questi salta fuori dal corpo di una donna un piccolo diavolo, che si appiccica a Maurizio. Il diavoletto prende il nome di Giuditta, dalla donna che possedeva, e scopre così le meraviglie della vita umana: le cene conviviali, le sfilate di moda, l'amore per una ragazza. Che però è in realtà una diavolessa incaricata di riportarlo con sè all'inferno.
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