Regia di Roberto Benigni vedi scheda film
Quando uscì ricordo che era irriverente e divertente come nessun altro film. Benigni, dopo L'Esorciccio, ironizza sulla possessione diabolica. Delinea (insieme a Vincenzo Cerami) un racconto fantastico, ai margini dell'horror, con tanto di esorcista e demoni in gioco, ma lo fa con una leggerezza e una piega farsesca esaltata dal contrasto tra lo scatenato Benigni e il calmissimo e remissivo Walter Matthau. Lunga serie di sequenze memorabili, dalla partita a chemin de fer ("ma come si fa a vincere a questo gioco? ah, basta dire 9!" NOVE!), col piccolo diavolo che inanella una serie infinita di nove (anziché di sei), alla sfilata in chiesa (il famoso modello giuditta, "un modello adatto per saltare"), col diavolo che, alla maniera di un bimbo, apprende non riuscendo a contestualizzare ciò che vede per riproporlo fuori contesto. Ricordo che, a scuola, questo film era epico e continuo oggetto di rimando. Benigni farà meglio con i successivi film, ma già qua si vola alto nel cinema d'intrattenimento comico. Notevole la colonna sonora dello statunitense Evan Lurie, che ritroveremo nei successivi film di Benigni prima dell'avvento di Piovani.
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