Regia di Emilio P. Miraglia vedi scheda film
Mario Bava in Italia era un regista acclamato all'estero,ma da noi continuava ad essere considerato un talento che si intestardiva a girare film di serie B,e Dario Argento era appena esploso con tre grandi successi inanellati in due stagioni:fioccavano così imitazioni e gialli dietro uno l'altro a spaventare il pubblico.Ci fu anche "La dama rossa uccide sette volte",che trasmettevano spesso d'estate negli anni Ottanta,girato interamente in Germania,con cast quasi per intero italiano.Il prologo spiega che una leggenda vuole che due sorelle abitanti un castello erano in conflitto tra loro,ed una delle due uccise l'altra,e pare che il quadro che le ritrae abbia un influsso maledetto,che fa sì che ogni cento anni la storia si ripeta.Le due sorelline che vediamo all'inizio azzuffarsi,un quindicennio dopo,si ritroveranno in una vicenda sanguinosa in cui una donna di rosso vestita uccide con un pugnale (e non solo):il film,dei coevi prodotti del genere,non è dei peggiori,decoroso nell'impianto,non recitato male e neanche scritto pedestremente,come altri invece risultavano. Ha una prima parte che intriga abbastanza,però scivola nel finale verso una soluzione dell'enigma un pò banale,che smorza l'effetto sullo spettatore,il quale viene deluso dallo scoprire che chi si cela sotto la cappa dell'assassina è la più scontata delle ipotesi che poteva aver fatto.La sensualità di Sybil Danning,femme fatale della storia,è abbondante,ed al regista piace mostrarla senza veli,mentre la Bouchet ha un solo nudo e ha un'espressione atterrita per quasi tutto il film:meno efferato di altri titoli analoghi,ha un omicidio particolarmente cruento che riguarda un personaggio che viene fatto cadere sulle punte di un'inferriata,però se di paura ne suscita poca,è altrettanto vero che non affonda nel ridicolo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta