Regia di Emilio P. Miraglia vedi scheda film
Curato come al solito per Miraglia nel dècor e scenografie naturali e in studio, arredamenti, interessanti esterni di Wurzburg in Baviera, con la fortuna di avere una colonna sonora davvero felice e suggestiva di Bruno Nicolai riutilizzata di recente in "Immaculate'', ma deficitario per la incredibile sceneggiatura, pur di Fabio Pitorru, e un caleidoscopio di personaggi e uomini e donne che sono solo delle sagome di cartone da fotoromanzo serie Terror. Certamente da vedere per chi ama e non vorrebbe mai essere uscito dagli anni settanta, non vale però la metà di un coevo "L'Etrusco uccide ancora" di Armando Crispino, per tacere di modelli inarrivabili di un anno prima e in parte scopiazzati, tipo "Il Rosso segno della follia" di Mario Bava, o capolavori di un'altra consistenza come "Quattro mosche di velluto grigio".
Da sculto assoluto la cotonatura alla Roy Orbison di Ugo Pagliai(doppiato da Diberti?!) che farebbe schiantare di senso di inadeguatezza i tanti pelati di oggi, e soprattutto il suo impagabile baby doll-vestaglietta giapponese da casa, sulle gambine magre pallide, e pelose. E meno male che data la sua posizione di vicepresidente dell'azienda di abbigliamento del film, è anche così conteso nemmeno fosse Helmut Berger, dallo splendido quello si, gineceo di attrici e attricette protagoniste e non.
Con ovviamente la Bouchet(che addirittura preferisce questo film a ogni altro, di quelli fatti in carriera)di una spanna sopra a tutte bombastica Danning compresa nel solito suo ruolo della mignotta che si denuda(ma non ci sono mai potte mostrate-magari coperta come in una occasione ridicolissima da una bottiglia immancabile di Punt & Mes, J&B-, solo imperiosi seni) ad ogni minima ridicola occasione, e solo la Giancaro davvero una sventola al massimo qui(sempre e solo Il meglio per il fu Ruspoli principe nero, ella fece un colpo a fare l'attricetta, clamoroso)le può tenere veramente testa.
Attrice però modesta, è già errore darle un ruolo così importante in tutta l'economia del film.
Da altro sculto il momento in cui Pagliai dalla polizia la informa che sono stati chiamati lì perché la notte prima è stata uccisa anche sua moglie, sul cancello della clinica psichiatrica in cui era ricoverata.
E la reazione di lei, in posa da rivista di moda con il suo bel completo di Mila Schön, impassibile a inarcare neanche il sopracciglio, con i suoi fantastici enormi occhialoni squadrati anni '70.
Marino Masè commissario tedesco reso con dei buffoni alla Gentile il calciatore, evidentemente di origine turca o simili, anche lui che sarebbe bravo, smostrato nel ruolo.
La Malfatti più alta di tutte le altre attrici ma anche la meno bella, nell'abbastanza come detto assurdo, incredibile finale, pur non essendo la vera protagonista ha il ruolo più importante, e cosa non da meno è l'unica a recitare con la sua vera voce.
Una mezza stelletta alla fine in più, soltanto per la bella sequenza visionaria della Dama Rossa in versione fantasma da incubo che accoltella nel letto dopo il lungo nervoso carrello per un corridoio buio, e la questa sì davvero felicemente indovinata, e ritornandoci sopra, colonna sonora di Bruno Nicolai.
John Nada
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