Regia di Emilio P. Miraglia vedi scheda film
Dopo LA NOTTE CHE EVELYN USCI' DALLA TOMBA, il mediocre Miraglia ripropone nuovamente la commistione tra thriller di matrice argentiana e il gotico nostrano tanto in voga negli anni 60'. Dopo un inizio che sembri promettere qualcosa di interessante (la rivalità fra le due sorelle, l'inquietante dipinto) questo LA DAMA ROSSA UCCIDE SETTE VOLTE, naufraga inevitabilmente in una usarata serie di cliché tipici di quei gialletti all'italiana del periodo: un testamento che fa gola a molti, un tossicodipendente ricattatore, rivalità femminili (non lo avrei mai pensato). Miraglia si preoccupa maggiormente di mostrare la conturbante anatomia dell'austriaca Sybil Danning, dimenticandosi completamente di costruire suspence e atmosfera, con la sacrosanta tentazione da parte dello spettatore di terminare prima del tempo la visione del film. Fa veramente sorridere poi una scena nel finale: ferito da una coltellata al fianco, Ugo Pagliai entra claudicante in una stanza in cerca di un telefono. Fa cadere la cornetta nel tentativo di afferrarla. Dall'altra parte si sente immediatamente una voce. Lui chiede l'intervento della polizia, precisando anche l'indizzo. Il tutto senza neanche comporre il numero.
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