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Attila flagello di Dio

Regia di Castellano & Pipolo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Attila flagello di Dio

di hallorann
2 stelle

Uno dei film comici più brutti della storia del cinema italiano.

Perché ATTILA FLAGELLO DI DIO è diventato un cult? Ma davvero lo è? Forse dovuto al lungo oscuramento imposto dalla ex consorte del produttore Vittorio Cecchi Gori e protagonista della pellicola Rita Rusic. Oppure la conseguente distribuzione tarda in vhs e dvd. Comunque sia resta un mistero, perché ATTILA è un film sostanzialmente brutto. Il giudizio più efficace lo diede in tempi non sospetti l’attore protagonista Diego Abatantuono, il quale scrisse che Castellano & Pipolo non erano Monicelli e sempre lo stesso duo nemmeno l’ombra di Age e Scarpelli. Il riferimento era al modello BRANCALEONE, che la “strana copia” del cinema italiano prese spunto per imbastire un raccapezzato film comico con al centro della storia, ridotta a storiella, Barbari e Romani, utilizzando una neolingua pasticciata e posticcia. Il re Ardarico divenuto Attila e la sua banda di straccioni sono una sorta di armata Brancaleone scesa in Italia per mettere a ferro e fuoco popoli, città e Roma imperiale.

 

 

Squinternato, bislacco, di una povertà di mezzi imbarazzante, folle ma di una follia senza metodo, zeppo di citazioni assurde e televisivecome uno spot della Renault girato da Sergio Leone, lo champagne, “Genova per noi” cantata da Franco Diogene il genovese. Gag fiacche, prolisse ed un cast improbabile e non sempre adeguato. La star era il terrunciello di Abatantuono, proprio il suo slang, la sua stessa vis comica mostrano la corda (nonostante regga bene il ruolo di capopopolo) e il pubblico ne decretò la fine disertando le sale nel periodo natalizio del ’82. E non ci sono rivalutazioni che tengano, si salva solo lo spelling di A-T-T -I-L-A. Tra i caratteristi c’è l’insopportabile Mauro Di Francesco, copia antipatica di Jerry Calà; il pavido Vincenzo Crocitti, il P.F.M. Franz Di Cioccio, il Gallo Giuseppe Castellano; Angelo Infanti, Ennio Antonelli e Toni Ucci nei panni di tre romani, due soldati e un senatore; Armando Marra, il maestro Silone; Tiberio Murgia, un pastore che annuncia l’arrivo dei Barbari. L’unico motivo di interesse e curiosità sono le nudità della Rusic, ruvida Uraia e Anna Kanakis in versione sirena tentatrice.

 

 

 

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