Regia di John Boorman vedi scheda film
Ispirata opera didascalica, che nel monito introduttivo (qualcosa che non è ancora accaduto, ma che potrebbe accadere!) sembra oramai già di pressante attualità, in una società in cui lo 0,1% dei migliori (di quelli che si credono tali, mentre sono di certo i più ricchi) imperversa e controlla sempre più pervasivamente uomini e natura.
Fantascienza a servizio dello spettatore. Materiale puro da riflessione etico-esistenziale circolare, che abbraccia le origini dell'umanità, e, passando attraverso il presente, il suo futuro. O i suoi possibili futuri.
Straordinarie le sovrapposizioni tra Zardoz e la storia che raccontano i Veda, le tavolette sumere, ma anche la Bibbia: macchine volanti condotte da esseri dotati di poteri e tecnologie sconosciuti agli umani, ma non per questo divinità.
L'eterno conflitto tra entità aliene al pianeta, ed esseri umani: sfruttati, falcidiati o fatti riprodurre a seconda delle necessità (e oggi osserviamo la fase di depopolamento forzato), per fungere da manodopera, o, peggio, alimentazione (energetica prima che fisica) delle elìte. Dietro maschere e trucchi tecnologici, questi falsi dei hanno controllato l'umanità da sempre, dopo averla creata con interventi di ingegneria genetica. E, per il futuro, addio riproduzione, esseri umani asessuati e apatici, sedati dalle distrazioni e dai farmaci.
Se Boorman avesse tirato a caso, meriterebbe il premio Nobel per la statistica, considerato quanti aspetti dell'origine e della destinazione dell'umanità ha inquadrato correttamente.
Il riscatto, però, è possibile, e parte da un singolo individuo. Ciascun essere umano può fare la differenza, e la salvezza. Semplicemente realizzando, e, quindi, propagando, la propria umanità.
Riflessioni che affondano le radici, appunto, nel sapere gnostico che è dai più ignorato. Sorrido, leggendo le recensioni altrui che si sperticano in paroloni di apprezzamento dell'estetica o della dialettica, o, al contrario, tacciano di noia e datatezza l'opera, ignorandone il vero portato. Eppure non occorrerebbe tanta fantasia, per intuire le similitudini: quando gli antichi scrivevano di "carri volanti" o "alati", crediamo forse fossero tutti dementi o allucinati? O, forse, ci aspettavamo che usassero espressioni che avremmo inventato qualche millennio dopo, tipo "astronave", "aeromobile", etc.?
Soltanto l'originalità e la visionarietà dell'opera meritano ridimensionamento, avendo appunto attinto a informazioni che, sia pur oscure al 99,9% delle persone, sono in realtà tutt'altro che inventate.
Ma dopo aver visto questo film, appunto attualissimo, ci sarà mai qualcuno interessato ad andare più a fondo?
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