Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Dagli anni ’40 all'inizio degli anni ’70, l'epoca di una coppia di coniugi cinesi che attraversa la ricchezza lussureggiante della nobiltà di provincia, la guerra nelle file dell'esercito nazionalista di Chiang Kai-shek, il Grande Balzo in Avanti di Mao degli anni ’50, la Rivoluzione Culturale del ’66: in 125 minuti, Vivere! di Zhang Yimou ripercorre tutte le tappe e i simboli dell'immaginario cinese, con risultati che vanno dalla bellezza della prima parte alla convenzionalità della seconda. Nell'adattare il torrenziale romanzo di Yu Hua, Zhang Yimou si e trovato a suo agio soprattutto con i colori pastosi della decadenza borghese, con la devastante passione per il gioco del protagonista, come le sete dei suoi abiti e con la compostezza dolorosa e appassionata della moglie (la bellissima Gong Li). Il suo spirito e il suo cinema sontuoso sono più vicini agli orrori quasi astratti della guerra (in una ricostruzione che rimanda a classici europei come La grande illusione di Renoir) e alla fantasia stilizzata del teatro delle ombre cinesi che alla semplicità squadrata della Rivoluzione Culturale. Infatti, il primo terzo del film raggiunge l'eleganza rarefatta e la sensualità di Ju Dou e di Lanterne rosse, con la macchina da presa che sottolinea i colori squillanti delle lacche cinesi e il fascino evanescente delle ombre cinesi, che si alza a inquadrare la carneficina cupa della guerra. Poi il film si perde in una narrazione piuttosto piatta, certamente inferiore a tutto il cinema precedente dell'autore.
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