Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
26° FAR EAST FILM FESTIVAL DI UDINE (2024) - FUORI CONCORSO - CAPOLAVORI RESTAURATI
Le proiezioni delle versioni restaurate di Lanterne Rosse e Vivere! hanno segnato il sentito omaggio del FEFF 2024 al maestro Zhang Yimou, al quale la ventiseiesima edizione del Festival di Udine ha tributato il Gelso d'oro alla carriera.
Tratto dal romanzo di Yu Hua, Vivere! è una saga familiare nella Cina dagli anni 40 agli anni 70 del Novecento, attraversando la guerra civile, l'avvento del regime comunista, il “grande balzo in avanti”, la Rivoluzione culturale.
Il film inizia in un mondo apparentemente ancora arcaico, dove Xu Fugui (Ge You), viziato rampollo di ricca famiglia, perde tutto nel gioco d'azzardo, persino la grande magione dell'anziano padre che ne muore di crepacuore. La moglie incinta Jiazhen (Gong Li) esasperata lo pianta per tornarsene da suo padre e portando con sé la loro figlia Fengxia. Senza casa e senza famiglia, Fugui è costretto a guadagnarsi la vita apprendendo, grazie alle sue abilità canore, l'antica arte degli spettacoli tradizionali delle ombre con le marionette. Ma una baionetta che squarcia il telone del teatrino delle ombre rappresenta l'irrompere violento della Storia , nella forma della guerra civile tra nazionalisti e comunisti che lacerava il Paese, in cui il giovane viene a forza reclutato. Tornato due anni dopo a casa miracolosamente vivo e guarito dalla sua dipendenza per il gioco, la moglie lo perdona e la famiglia torna insieme. Nella nuova Cina comunista si adattano al nuovo clima ideologico e, sperando di poter finalmente condurre un'esistenza tranquilla, crescono i due figli, Fengxia rimasta muta dopo una febbre e il piccolo Youqing. Ma l'agognata tranquillità non è il loro destino e la famiglia attraverserà le fasi tumultuose di trent'anni della storia cinese tra tanti momenti difficili e tragedie familiari.
Il film, pur raccontando l'epoca della nascita e prima fase della Repubblica Popolare, evita di prendere di petto le questioni politico-ideologiche, ed il vasto affresco di Zhang Yimou si qualifica piuttosto come un omaggio alla resistenza e alla perseveranza della gente comune.
Nonostante molti aspetti siano già stati evidentemente “sistemati” per compiacere la censura (la sviolinata ai soldati rossi che "trattano bene i prigionieri, li pagano e li rimandano a casa”, l'insistenza sull'abbondanza di cibo a partire dalla Rivoluzione, con mense popolari che servono ciotole strapiene e inquadrature continue di ravioli, verdure e altri alimenti a sottolineare come il comunismo avesse come d'incanto risolto il problema della fame delle classi popolari, cosa d'altronde storicamente molto discutibile), comunque tutto questo non è bastato perché il film è stato vietato in patria, in quanto certe rappresentazioni degli eventi sono state lette dai censori di regime come critiche.
Allusioni al crudele arbitrio di un sistema totalitario emergono nel terrore di Fugui quando dopo il 1949 l'uomo che gli aveva vinto la casa viene fucilato come “proprietario”, pensando che se non avesse perso l'immobile al tavolo da gioco avrebbe potuto trovarsi lui al suo posto. Il film in particolare mette in scena le follie della Rivoluzione Culturale degli anni 60, con i medici umiliati sulla pubblica piazza come reazionari e i reparti degli ospedali gestiti da giovani Guardie Rosse tanto arroganti quanto incompetenti, che mettono a rischio la vita dei pazienti Un periodo di violenza contraddistinto dal culto fanatico della personalità di Mao, i cui ritratti invadono ogni angolo della casa dei protagonisti, e dalla distruzione della cultura del passato, come le bellissime marionette che ancora Fugui conservava in un baule e il cui mero possesso potrebbe esporre al rischio di essere denunciato come "reazionario" nostalgico dei "Quattro Vecchi".
Gong Li, allora compagna del regista, ritrae una donna capace di perdonare e affrontare con forza incrollabile le tragedie che la vita le scaraventa addosso. Rispetto a Lanterne Rosse dov'era protagonista assoluta, in questo film lascia però il centro della scena a Ge You, premiato infatti a Cannes per la sua ottima interpretazione di un uomo capace di cadere in basso per le sue debolezze ma anche di risorgere e apprendere dai suoi errori.
Zhang Yimou, come in altre sue pellicole precedenti e successive, ci regala almeno nella prima parte un'affascinante ricostruzione e rappresentazione della Cina del passato, in questo caso attraverso l'antica arte delle marionette, con i suoi striduli canti evocativi e personaggi storico-leggendari sfarzosamente abbigliati. Lo squarcio della baionetta rappresenta splendidamente la cesura tra quel vecchio mondo quasi fiabesco e la Cina novecentesca, che sarà fatta di grige uniformi in tempo di guerra e di pace.
Vivere! non ha la perfezione stilistica e contenutistica di Lanterne Rosse, ma ci regala diversi momenti di alto cinema a cui seguono sequenze più ordinarie. La prima parte è certamente memorabile, ma poi il film, pur sempre di buona fattura, tende ad appiattirsi e non mantiene lo stesso impatto emotivo, nonostante, o forse proprio a causa dell'accumularsi in rapida successione dei troppi drammi.
L'autore non perde comunque mai lo sguardo di umana compassione verso i suoi protagonisti impegnati in un'estenuante lotta per la sopravvivenza. Il melodramma si stempera con qualche momento ironico (Jiazhen che prende in giro il marito raccontandogli di aver chiamato il figlio “non giocherò mai”, gli scherzi e le vendette del dispettoso Youqing, il tragicomico abbuffarsi di panini del dottore vittima delle Guardie Rosse), che tuttavia non fa venir meno la tragicità dell'impianto generale. Tuttavia i personaggi, spinti dall'imperativo alla sopravvivenza in qualunque situazione (vivere!), non perdono mai la speranza, e il film si chiude con l'ottimistica certezza comunicata da Fugui al nipotino che “la vita diventerà sempre migliore”.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta