Regia di Tonino Ricci vedi scheda film
Nonostante una solida sceneggiatura, una progressione drammatica credibile e un cast di attori con le facce giuste (tranne uno) il film, di fatto, è uno one man show di Klaus Kinski. Ma devo dire che non mi è sembrato un difetto (vedi sotto). Insieme a "Il marsigliese", di cui scrissi tempo fa, è uno dei film che mi hanno accompagnato durante la mia adolescenza: anche questo, girava spesso sulle tv private, poi se ne è persa traccia, finché non è stato recuperato da "Nocturno" in vhs, come è successo con altri film di questo genere. Una piccola curiosità: lo vidi, la prima volta, nel 1991 durante una tempesta di neve, in un'atmosfera piuttosto irreale, che contribuiva alquanto a rendere la vicenda più angosciante di quanto fosse in realtà. Forse, sarà anche per questo motivo che il film, a distanza di tanti anni, mi è rimasto in mente...
Durante la seconda guerra mondiale, due soldati americani, uno bianco e uno di colore, vengono condannati a morte dal tribunale militare per crimini di guerra. Ma l'esecuzione va a monte per l'arrivo dei tedeschi e i due si salvano, insieme all'ufficiale che aveva l'ordine di scortarli. I tre si troveranno, alla fine, a combattere insieme per difendere il paese dove si erano rifugiati e che li aveva accolti a braccia aperte e, direi, quasi adottati in quanto scambiati per "i liberatori" (da qui, uno dei titoli del film per il mercato estero, "The liberators", insieme al più letterale "Salt in the wound").
Adeguata
Francamente, toglierei il prologo pseudo-biblico e, per far meglio capire di che panni si veste il film, aprirei con Klaus Kinski che trucida la vecchietta.
Nulla da dire, mi sembra buona
Non ha una faccia molto americana....Comunque, considerando che, bene o male, è la sua interpretazione che cementa il film, mi sembra si possa chiudere un occhio. Sono sue tutte le scene madri della pellicola: si parte dal barbaro omicidio abbastanza gratuito di un'anziana signora all'inizio, per andare alla sghignazzata folle (ben servita dal doppiaggio) al momento della sentenza nell'aula del tribunale militare, per poi passare a quando, con i suoi compagni, viene accolto a braccia aperte dagli abitanti di S. Michele e infine arrivare alla scena della sua morte (tra l'altro, leggendo su imdb, amazon e altri siti che contengono recensioni è la più citata riguardo a questo film), che comunque la si voglia interpretare, non si dimenticherà facilmente. Personalmente, devo dire che la scena della sua morte in questo film potrebbe essere messa tranquillamente accanto a quella della morte di Elias in "Platoon" e non sfigurare (anzi, risultare più meritoria perché è stato raggiunto lo stesso risultato con meno pecunia e meno mezzi a disposizione). Sempre riguardo a questa sequenza, molto bello l'aneddoto che Klaus Kinski racconta in una delle sue autobiografie, in cui, durante una tournée in Vietnam, viene fermato da un ragazzino che lo riconosce per averlo visto in questo film. Per concludere, davvero un'eccellente prestazione, che ha dato un notevole spessore al personaggio.
E'una faccia senza dubbio più americana della precedente, ma con la prova di Klaus Kinski non c'è gara. Comunque, se la cava bene, nel ruolo di un ufficiale alle prime armi che, sulle prime, appare terrorizzato (e per questo si aggrappa pedissequamente alle procedure) poi acquista sempre più consapevolezza.
Buon caratterista, ha un bel personaggio, forse più sfortunato che propriamente cattivo.
Molto carina.... Che fine ha fatto?
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