Regia di Alberto Sordi vedi scheda film
Alla sua penultima regia, l'ormai ultrasettantenne Alberto Sordi, aiutato dal fedele Rodolfo Sonego, racconta una storia malinconica sulla difficoltà di accettare la vecchiaia e la morte. L'inizio non è malaccio, ma poi il ritmo si ammorbidisce e i toni diventano pari a quelli di una fiction televisiva. Ciò che in partenza sembrava venisse poi trattato in maniera più approfondita è ridotto a faciloni siparietti di vita quotidiana romana. Poi si poteva tranquillamente evitare l'agghiacciante sequenza del mattatoio, in primis perché inutilmente cruda e in secundis perché stride con i toni leggeri del resto della pellicola. E invece di essere spalmata lungo l'intera durata, la riflessione prende un singolo momento clou, ossia la poetica chiusura, che chiarisce la bella morale del film: nessuno muore mai nel cuore di chi gli ha voluto veramente bene. I comprimari (uno su tutti il piccolo Matteo Ripaldi) meritavano più attenzione.
Meno memorabili del solito le musiche di Piero Piccioni.
Film DELUDENTE (4) — Bollino GIALLO
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