Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Un tecnico del suono di nome Jack (ex poliziotto riciclatosi a nuova mansione) si reca in un parco urbano per catturare i rumori più appropriati e reali, indispensabili per il montaggio del girato di cui si sta occupando. A notte fonda, i suoni naturali delle tenebre, sono improvvisamente rotti dal fragore prepotente di un urto: una macchina senza controllo sfonda una staccionata e si schianta in un laghetto piccolo ma profondo.
L’uomo, unico testimone, salva in extremis una donna, la svampita Sally, ma non riesce a portare in salvo il conducente, che si scoprirà essere un potente politico in odore di elezioni, il cui corpo inanimato si inabissa tra i flutti limacciosi assieme all’autovettura.
Nei giorni seguenti Jack, riascoltando nei dettagli e quasi ossessivamente, i suoni dell’incidente, scorrendo maniacalmente i rulli con cui ha catturato il sonoro di quell’episodio drammatico ed inaspettato, scopre pian piano le trame di un macchinoso progetto omicida volto a ostacolare la candidatura del defunto: piccoli tasselli, frammenti di una verità scomoda e complottistica. Una dinamica ardita che fa tramontare, almeno nella mente dell’uomo e della sua nuova conoscenza femminile, l’ipotesi che tutto si regga su di una banale disgrazia dovuta ad un incidente d’auto: ma la polizia, superficiale e diffidente, non sembra creder loro, neanche quando sulle tracce dei due improvvisati detective si insinua, minacciosa e sadica, l’ombra di un killer astuto ed efferato che cercherà di eliminare i due scomodi protagonisti con tutti i mezzi e le tattiche a sua disposizione.
Questo di De palma è un thriller teso ed ironico (la ricerca spasmodica, da parte del nostro protagonista, dell’urlo perfetto per scandire e ritmare i tempi di un orroraccio di quart’ordine di cui si sta occupando, contraddistinto invece solo da vocine inadeguate e stridule, ma dall’effetto esilarante, è entrato di diritto tra le scene cult di ogni tempo), a tratti quasi farsesco nel giocare ad avvolgere e riavvolgere i nastri di una storia che solo i particolari quasi impercettibili riescono a modificare radicalmente sino al ristabilire le reali (ed improbabili, ma comunque irresistibili) dinamiche della sporca vicenda.
Blow Out - che nel citare ed omaggiare altri capisaldi del cinema, non si dimentica nemmeno già dal titolo di Antonioni, e di una delle sue più teoriche e visionarie lezioni cinematografiche abbinate ad un film-capolavoro, qui riprese, ma virate verso un altro elemento sensoriale, dalla vista all’udito, e dunque cinematograficamente dalla fotografia al sonoro) gioca e si prende gioco del cinema, della finzione, del ruolo a cui inevitabilmente esso si presta nel giocare al burattinaio per modificare e violare i fili di una verità che deve rimanere celata in nome dell’omertà e della perversione, dell’arrivismo e della corruzione.
Tra i ’70 e gli ’80 De Palma è incontenibile per virtuosismo e furore narrativo: inanella una serie consecutiva di thriller da cardio”palma”, ironici e spietati, in grado di giocare abilmente e con sadismo con le emozioni e le aspettative di un pubblico che finisce per trovare irresistibile tutta questa costruzione ingannevole ed elaboratissima.
Travolta, giovane ed in gran forma, Nancy Allen svampita e burrosa come si conviene (qui alla quarta ed ultima collaborazione col regista, che entro poco tempo diverrà suo ex-marito), e, su tutti, un malefico e rivoltante John Lithgow, presenza frequente e preziosa nel cinema depalmiano, la cui presenza minacciosa riesce a divenire un vero e proprio incubo metropolitano.
Noir concitati e di gran suspence che, solo presi singolarmente (e con una certa superficialità), potrebbero definirsi di stampo hitchcockiano, ma che in realtà delineano uno stile inimitabile, che parte dalla dinamica inconfondibile ed ossessiva del maestro inglese della suspence (personalmente nelle opere depalmiane di quegli anni riconosco l’Hitchcock spietato e sadico, ma anche candido e puro, di Frenzy), per aggiungervi connotati del tutto personali e geniali, ormai inevitabilmente di culto: un tracciato che segnerà per sempre, e più di ogni altro filone intrapreso in futuro dall’ecclettico cineasta, la propria invidiabile carriera di cineasta illuminato, generoso e cinefilo, per nulla isolato sul proprio stile e la propria attitudine, in grado di creare cinema, ma pure di rielaborare, perfezionandolo con dettagli preziosissimi, quello portato avanti magistralmente da altri geni del suo calibro.
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