Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Jack Terry (John Travolta) è un tecnico del suono che una sera, in un parco, registra casualmente i rumori di un incidente stradale in cui trova la morte un candidato alle presidenziali. Le registrazioni effettuate gli permettono di sentire con chiarezza uno sparo, che dimostrerebbe che in realtà l'incidente non è stato altro che un omicidio.
Con un titolo che richiama palesemente "Blow Up" di Michelangelo Antonioni, il film di Brian De Palma è un "lussuoso contenitore" all'interno del quale il regista riversa tutte le sue ossessioni, cinefile e non.
Tra innumerevoli rimandi al cinema di Hitchcock ("Psyco" in primis), complessi movimenti di macchina, carrellate, ralenti alla Peckinpah (vedasi il finale), soggettive e preziosismi vari, De Palma è al massimo delle sue capacità tecniche. Che egli sia un virtuoso della macchina da presa è ormai fuori discussione. Se "Blow Out" rimane soltanto un mirabile esercizio di stile e non riesce ad essere nulla di più è per ragioni che vanno cercate altrove.
Billy Wilder diceva che per fare un buon film ci vuole innanzitutto una buona sceneggiatura: ecco, in questo caso, i difetti principali vanno ricercati proprio all'interno dello script (opera dello stesso De Palma, comunque), che non è altro che un pretesto per esibire i virtuosismi sopra citati e tutti gli ammiccamenti che generalmente mandano in brodo di giuggiole la maggioranza dei cinefili. E non basta allestire una trama a metà strada tra "La conversazione" di Francis Ford Coppola e "I tre giorni del Condor" di Sydney Pollack per coinvolgere lo spettatore. Qualche sequenza è indubbiamente davvero raccapricciante (come l'incipit), ma il più delle volte si ha la spiacevole sensazione che il talento di De Palma, almeno in questo caso, era forse degno di miglior causa.
La confezione comunque è notevole, dalla colonna sonora di Pino Donaggio alla fotografia dai toni volutamente freddi di Vilmos Zsigmond.
Convincente John Travolta, che cercava di rinnovare la sua immagine dopo il successo mondiale de "La febbre del sabato sera" e "Grease". Ma la sua parabola discendente era già iniziata: dovrà attendere "Pulp Fiction" nel 1994 per rilanciare la propria carriera e avere una seconda giovinezza.
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